Gorizia, il Tar promuove il bocciato: «Suo padre non sapeva»
Promosso dal giudice. Si potrebbe sintetizzare così la vicenda di un ragazzino che frequenta una scuola media del Goriziano, bocciato dopo gli scrutini della seconda classe. I genitori però non hanno accettato quel giudizio e hanno fatto ricorso al Tar, che ha dato loro ragione.
L’intera vicenda si inserisce in un contesto piuttosto delicato. La famiglia del ragazzino infatti era alle prese con una difficile separazione. Come risulta dalla documentazione allegata dall’avvocato dei genitori, Alessandro Tudor: «La scuola era ben consapevole delle difficoltà del giovane studente in relazione alla situazione familiare, sfociata in una condizione fortemente conflittuale fra i coniugi, come risulta anche dai verbali del Consiglio di classe», si legge nella sentenza depositata ieri.
Davanti a questo stato di cose però l’istituto isontino ha informato soltanto la mamma delle difficoltà scolastiche del figlio, che era affidato a entrambi i genitori. In questo modo ha impedito al papà di rimediare ai brutti voti (come era già accaduto l’anno precedente), ledendo la «bigenitorialità», hanno scritto i magistrati Oria Settesoldi, Manuela Sinigoi e Alessandra Tagliasacchi.
La scuola ha motivato la bocciatura sottolineando che «la situazione dell’alunno è peggiorata nel corso dell’anno poiché ha manifestato poco impegno, scarso interesse e atteggiamenti poco collaborativi. Nonostante gli interventi degli insegnanti mirati a recuperare la delicata situazione dello studente, lui non si è dimostrato disponibile a concretizzare positivamente e con risultati adeguati, aggravando la sua posizione con ripetute assenze». Un giudizio questo che pare andare incontro alla tesi del papà, secondo il tribunale amministrativo.
Pertanto il ragazzino, inserito a settembre in una classe della seconda media, ha ora tutto il diritto di frequentare l’ultimo anno del primo grado del corso di studi secondario. Il Tar ha infatti ritenuto che «il comportamento omissivo della scuola ha impedito al padre dello studente di adottare una serie di rimedi – hanno deciso i giudici –. Infatti, se fosse stato tempestivamente informato della situazione scolastica del figlio, avrebbe aiutato il giovane dal punto di vista del profitto, così come prospettato in una comunicazione inviata alla scuola. Ne è prova anche il fatto che l’anno precedente, ma in un altro istituto, il ragazzo aveva concluso la prima media con un esito più che positivo, quando era stato seguito dal padre. L’alunno, infatti, aveva dato prova di capacità di recupero importanti, evidenziate dall’andamento altalenante del profitto scolastico. Quindi i medesimi rimedi avrebbero potuto dare buoni frutti anche in seconda media, se adottati tempestivamente».
Annullati dunque tutti gli atti e le pagelle della fine del secondo quadrimestre, lo studente è ammesso alla terza classe. Ma il caso era talmente complicato che ha indotto i giudici a compensare le spese di giudizio fra le parti.
Ogni anno, da giugno in poi, questo genere di richieste presentate da mamme e papà non manca mai al Tar. Normalmente però la vicenda finisce sempre con un provvedimento di rigetto. In questo caso la chiave di volta è stata la mancata comunicazione di difficoltà e assenze a uno dei due genitori. Una violazione di legge che i giudici amministrativi hanno punito con la riammissione del giovane studente alla classe successiva.
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