Gorizia, il frate chiede il rito abbreviato. Anche la Curia deve difendersi

Il sacerdote, accusato di abusi sessuali, è sano di mente ma gli avvocati vogliono l’audizione di un perito medico. I legali: «L’Arcivescovado estraneo alla vicenda»
Valentino Weldemariam, il frate accusato di abusi sessuali
Valentino Weldemariam, il frate accusato di abusi sessuali

GORIZIA Fra Valentino, ossia Kiflemariam Weldemarian Tesfu, settantenne che per diversi anni era stato l’assistente spirituale all’ospedale San Giovanni di Dio, di via Fatebenefratelli, sospeso nell’ottobre del 2018, è stato dichiarato capace di intendere e volere e di stare a giudizio. E la difesa ha confermato la richiesta di rito abbreviato, ma condizionato all’audizione del proprio perito medico-legale. È emerso dall’udienza preliminare davanti al Gup Flavia Mangiante, ieri, al Tribunale isontino, in relazione al procedimento a carico del sacerdote, accusato di molestie sessuali nei confronti di una trentaquattrenne straniera, residente a Gorizia. La Procura è rappresentata dal pubblico ministero Ilaria Iozzi. La donna, attraverso l’avvocato Riccardo Bassi, si è già costituita parte civile. A fronte dell’istanza formulata dai difensori, gli avvocati Michele Godina e Lorenzo Locatelli, del Foro di Padova, il giudice Mangiante s’è riservata la decisione rinviando l’udienza al 3 marzo 2020.

Al Gup, dunque, spetterà stabilire l’ammissione o meno del rito abbreviato e quindi l’eventuale accoglimento dell’audizione del perito di parte, oppure decidere direttamente sul rinvio a giudizio o sull’archiviazione. L’Arcivescovado di Gorizia, a titolo di responsabile civile, ieri si è costituito, quale soggetto giuridico, attraverso il difensore, avvocato Franco Ferletic. Ciò dopo che il legale ha richiesto la nullità della chiamata in giudizio, che in pratica porterebbe all’esclusione dal procedimento. Il giudice, ritiratasi in Camera di consiglio, ha rigettato l’istanza. Il legale, a margine dell’udienza preliminare, ha preannunciato le prossime eccezioni: «Ci siamo costituiti, ma contestiamo questa posizione. La prossima udienza, l’Arcivescovado formalizzerà le eccezioni ai fini dell’esclusione dal procedimento, perché non è responsabile sotto il profilo civile». L’udienza preliminare ieri è durata un paio d’ore, iniziata verso le 12.30 e conclusasi attorno alle 14.30. Sul tappeto, dunque, la perizia psichiatrica, per la quale il Gup Mangiante aveva già incaricato un perito, lo psichiatra dottor Alessandro Saullo. Il medico ieri ha quindi formulato le proprie conclusioni avendo stabilito che fra Valentino è in grado di intendere e volere e di stare a processo.

La trentaquattrenne aveva presentato denuncia ai carabinieri il 17 maggio 2017. Nell’ambito del procedimento, la Procura fa riferimento a due incontri tra la donna e il frate. Il primo era avvenuto la mattina dell’8 aprile 2017. La giovane aveva concordato telefonicamente l’incontro poiché voleva confidare alcune difficoltà relative al suo stato di salute. Era quindi stata ricevuta nella sacrestia del San Giovanni di Dio.

La donna aveva iniziato a parlare dei suoi problemi, trovandosi di fronte ad una persona realmente in grado di offrirle un aiuto. Il frate l’aveva abbracciata dicendole di stare tranquilla, un comportamento che le aveva suscitato fiducia. Il secondo incontro era avvenuto qualche giorno dopo. Ma questa volta, come ricostruisce la Procura, fra Valentino avrebbe chiuso la porta della sagrestia prendendo la giovane per un braccio e stringendola forte a sè, per poi tentare di baciarla e palpeggiarla.—


 

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