Gorizia, il decano dei Verdi Fiorelli: «No al Mercato targato Cciaa»
GORIZIA «Il Mercato coperto resti così com’è, con le manutenzioni (non costose) necessarie. La Coop di via Boccaccio che, di fatto, non ha portato i paventati danni economici alla nostra struttura, vada avanti per gli amanti del supermarket. E l’area dell’ex mercato all’ingrosso è disponibile per costruire Gamberi Rossi originali e, perché no, futuribili dal punto di vista architettonico per gli amanti delle novità. In un raggio di 300 metri lineari ci sarebbero botteghe per tutti i gusti. Questa non è una favola, è una realtà praticabile affinché tutti, così, possano vivere felici e contenti».
Renato Fiorelli, storico esponente dei Verdi e edicolante proprio al Mercato coperto, dice la sua sullo studio di fattibilità della Camera di commercio dedicato al futuro Mercato coperto. E ribadisce la sua contrarietà, “disegnando” al tempo stesso quello che, a suo parere, dovrebbe essere la struttura posta fra corso Verdi e via Boccaccio. «Cerco qui di raccontare, come diretto interessato (gestisco l’edicola del Mercato), il percorso che ha investito quest’area del centro di Gorizia fino ad oggi. Il filo conduttore è quanto scritto sulla stampa locale in merito all’argomento-mercato, che si interseca con una consecutio temporum non rigorosa con la mia partecipazione/presenza personale. Ad un certo punto, appare sui giornali una proposta/progetto di trasformazione del Mercato coperto di Gorizia in un’altra cosa, targata Gambero Rosso, noto mensile gourmet. C’è la disponibilità a sostenere il progetto da parte del Comune di Gorizia (attraverso un milione di euro) e della Camera di Commercio Trieste-Gorizia (due milioni di euro). I due enti, però, ancora non avevano un accordo perché l’ente camerale avrebbe voluto ottenere la garanzia sulla gestione futura: cosa, di fatto, impossibile tecnicamente perché il Mercato fa parte del Demanio pubblico comunale».
Fiorelli ricorda, quindi, di aver coordinato «un’assemblea della “gente” del mercato (sono 84 le persone che vivono e lavorano nel complesso interno ed esterno). A quella riunione, partecipò una dipendente dell’Associazione commercianti che fornì alcune interessanti informazioni sullo stato dell’arte, ma che non volle (e credo non potè) prendere alcun impegno sulla decisione unanime dei presenti di respingere in toto le proposte che aleggiavano sul Mercato».
«Seguì - annota l’esponente dei Verdi - un primo incontro alla Camera di commercio di Gorizia, in via Crispi, al quale non partecipai pur essendo stato invitato in maniera puntuale per le vie brevi dal segretario generale: ciò per non farmi irretire in percorsi poco chiari finalizzati soltanto ad ottenere un “sì” al progetto. Incominciai a quel punto un percorso personale per bloccare un’iniziativa che, più veniva studiata, più appariva con i piedi d’argilla. Su questa strada mi è stato di grande aiuto il confronto tecnico-amicale, che si è sviluppato in più incontri con un avvocato amministrativista». È stata una lunga battaglia, rammenta Fiorelli. «Ad un certo punto, vista la difficoltà di trovare appigli concreti per fermare l’iniziativa e considerati i costi elevati per qualsivoglia pratica legale, ci siamo fermati aspettando - racconta l’edicolante -. Ora, dopo aver speso 100 mila euro per un inutile restauro dei bagni (Fiorelli li chiama “cessi”), il sindaco ripiomba sul Mercato con un milione 300 mila euro da spendere».
Il veleno è nella coda. «Penso - conclude Fiorelli - che quest’idea vada immediatamente bloccata anche per non far apparire sulla scena il “paravicesindaco” Sartori e il “vicepresidente-fantasma” Madriz». —
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