Gorizia, il consigliere Zotti confessa la scritta sul Municipio: «Sono io l’autore di “Tutti a casa”»
GORIZIA «Buongiorno. Volevo avvisare che sono io l’autore della scritta “Tutti a casa” sui teloni che coprono la facciata del Municipio. Ho fatto tutto da solo. Mi scuso con il sindaco e con tutti coloro che si sono arrabbiati per questo atto che voleva essere soltanto un banale ma simpatico pesce d’aprile».
Ore 11.50. Squilla il telefono della redazione. Dall’altra parte del filo c’è Franco Zotti, uno dei contras fuoriusciti dalla maggioranza, esponente del gruppo monocellulare Legalizziamo Gorizia Z.F. e non nuovo a performance sopra le righe per affermare le proprie idee. Si “autocostituisce” direttamente al Piccolo. È reo confesso. «Ho contattato anche la Digos per informarla. Non voglio che si spendano soldi e tempo per le indagini e per visionare le immagini delle telecamere, tanto so che era questione di tempo e sarebbero arrivati al mio nome. Non ho spaccato nulla, non ho commesso alcun danno». Ma come si è verificato il blitz? «Avevo appena terminato il turno di lavoro (Zotti è autista dell’Apt) e all’1.15 sono entrato in azione. Sulla destra, c’è una transenna: mi sono arrampiaccato e ho raggiunto l’impalcatura. Una volta arrivato a destinazione ho vergato la scritta: avrei voluto disegnare anche un pesce d’aprile se non fosse che la bomboletta spray si è esaurita. È una scritta che può essere interpretata in molte maniere e, per questo, l’ho scelta. Non è necessariamente un invito all’amministrazione comunale a dimettersi perché potrebbe essere anche letta come un “tutti a casa” per il virus, perché è necessario contenere al massimo il contagio».
Ma Zotti, ora, cosa rischia? L’aveva scandito chiaramente ieri il questore Paolo Gropuzzo quando ancora non c’era stata la confessione del responsabile. «Si agisce solamente di fronte a una denuncia e, nella fattispecie, ci vorrebbe una querela da parte della ditta perché sono stati lordati i teloni del cantiere che sono un bene privato. Non si tratta, tecnicamente, di imbrattamento di un luogo pubblico, perché la facciata del Municipio, in quanto tale, non è stata toccata minimamente». Zotti ne è consapevole. «Spero che l’azienda non mi denunci - dice -. In ogni caso, sono disposto a pagare i danni, se vengono individuati. Ripeto: chiedo scusa, ma non dimentichiamo che era soltanto un pesce d’aprile».
Ma la sensazione è che Zotti l’abbia combinata grossa, dopo il caso dei manifesti dedicati all’assunzione nel corpo della Polizia locale del figlio dell’assessore Silvana Romano. «Zotti ha confessato di essere l’autore della scritta? Si arrangerà con la Magistratura. Questo modo di fare politica non mi appartiene e mi auguro non appartenga alla nostra città. Lo scontro politico deve rimanere nell’alveo della politica. Questo è vandalismo», dice il sindaco. Che fa anche un’altra osservazione. «Va bene, ha scritto “Tutti a casa” ma, forse, non si è accorto che lui fa parte del Consiglio comunale e, quindi, ha rivolto quell’invito anche a se stesso. O sbaglio?».
Più telegrafico Stefano Ceretta, vicesindaco, assessore alla Sicurezza e ex compagno di partito di Zotti. «Queste sono le risposte che può dare Zotti. Lo conosco da anni e non mi sorprende. Sin dal primo minuto, avevo sospettato potesse essere lui. È un’azione che si commenta da sola». —
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