Gorizia, gli ambientalisti: «Isonzo Beach non si può fare»

"Insurrezione" di fronte al progetto del Gect di creare una spiaggia per i turisti
Una bella immagine della regata sull’Isonzo che ogni anno parte da Salcano
Una bella immagine della regata sull’Isonzo che ogni anno parte da Salcano

GORIZIA Troppa attenzione agli “impatti economici”. Nessuna cura per gli aspetti ambientali. Gli ambientalisti non esultano dopo la presentazione, fatta in anteprima da “Il Piccolo”, del progetto Isonzo, finanziato con i 5 milioni del Gect che prevede la realizzazione di pontili, passerelle, attracchi per il kajk, piccole spiagge dove prendere il sole, piste ciclabili.

«Si sta parlando molto dell'Isonzo, lo si può considerare ormai un tema caldo per la nostra provincia e forse ancor di più per Gorizia, perché è soprattutto del tratto che bagna Gorizia di cui si continua a parlare, come se il resto del suo percorso non interessasse poi tanto» attacca l’associazione Ambiente 2000.

«Torniamo sempre a concentrarci su questo piccolo tratto come se questo fosse un figlio vero e il resto un figliastro non degno di altrettante attenzioni, dimenticando che il suo valore è stato ed è importante per tutto il suo percorso e per tutte le genti che sulle sue sponde hanno vissuto e vivono».

Cinque milioni per il rilancio dell’Isonzo
La pista ciclabile che si pensa di realizzare verso Campagnuzza

«Siamo consci, che inevitabilmente i tratti di fiume che toccano o attraversano le città siano visti nell'ottica di una fruizione ludico/turistica e anche il progetto in questione lo è. Ci rendiamo conto che questi spazi, ormai urbani del fiume, non possano rimanere integri, senza stravolgere il patrimonio naturalistico e paesaggistico, ma nel tempo si adattino alla vita dell'uomo e alle sue, di volta in volta, necessità. Certo che, del bell'Isonzo, in territorio italiano rimane ben poco; dei ritagli, come dei bei ricordi e nulla più».

Attaccano gli ambientalisti: «Di quanto sia stato scelleratamente distrutto nessuno ne parla e si continua così, perché anche nell'ambizioso progetto presentato per la riqualificazione del paesaggio preso in considerazione dal Gect (Gruppo europeo di cooperazione territoriale), di valorizzazione ambientale intesa come ecosistemi, che sono alla base della creazione del paesaggio c'è molto poco».

«L'alterazione di questo insieme complesso e interattivo di esseri viventi, relazioni, fattori fisici, geologici, eventi storici e processi biologici può avere importanti effetti secondari, di solito imprevisti e molto spesso irreversibili. Invece, si è concentrata l'attenzione su ben altri interessi, come lo stesso articolo evidenzia e cioè “impatti economici” in cui il tanto decantato paesaggio diventa un supermarket dove le funzioni predominanti sono quelle dello svago, quelle commerciali o di vuoto turismo».

«E meglio non va neanche per il resto del fiume che scorre verso le foci, come l'Isola della Cona, il canneto, dove le varie piste ciclabili realizzate e in via di realizzazione nulla hanno della bellezza, dell'emozione di quando si pedalava su strade “bianche”, in cui non c'era confine tra gli elementi naturali che ci circondavano mentre ora abbiamo persino paura a sporcare le bici o le nostre scarpe dal contatto con la terra o il fango. Chi non usa solo gli occhi per vedere, ma anche il cuore, vede un fiume umiliato, costretto in modo inadeguato in limiti imposti dagli esseri umani, ed è questo che vogliamo?».

Ambiente 2000 conclude con un monito: «Se non sapremo distinguere cosa è veramente importante per noi, e non sapremo farci maggiormente influenzare dalle emozioni e dall'empatia per il meraviglioso mondo che ci circonda, non saremo neanche più in grado di proteggerlo, e già lo stiamo vedendo in tante parti del mondo».

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