Gorizia e sloveni sulle barricate contro la rivoluzione dei collegi
TRIESTE Gorizia si ribella alla rivoluzione delle circoscrizioni elettorali. E pure la minoranza slovena, che non vede garantito il seggio nello schema di decreto che il Consiglio dei ministri ha approvato nell’ambito della riforma della legge elettorale allo studio del Parlamento. I contenuti del testo, con la previsione anche del collegio unico Trieste-Gorizia alla Camera, di un’integrazione Pordenone-Alto Friuli sempre a Montecitorio e di un unico collegio uninominale al Senato, trovano diffusa contrarietà. Con l’eccezione di Roberto Dipiazza, il sindaco di Trieste, che ritiene i territori già rappresentanti dal livello Regione.
«Ho sostenuto il No al referendum – ricorda il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna – ben sapendo che a pagare sarebbero state le realtà più piccole. Nascoste dietro al paravento di un’operazione risparmio, hanno prevalso le forze “panciste” che, fortunatamente, l’elettorato sta sempre più ridimensionando. Ma la partita è aperta. Si può puntare a non applicare le nuove regole alle elezioni 2023 e a far comprendere quanto sia sbagliato non assicurare la rappresentanza ai territori solo apparentemente minori».
Diversa l’impostazione di Dipiazza: «Abbiamo Regioni e Province autonome con decine di consiglieri che, attraverso i loro governatori, sono in costante contatto con il governo, non vedo alcun problema di rappresentanza e di perdita di specificità». Quanto al seggio blindato per la minoranza slovena, il sindaco, invece, non ha dubbi: «Si trovi il modo di mettere quel seggio in legge».
Ad analizzare la questione da un punto di vista più ampio è Guido Germano Pettarin. Il deputato di Forza Italia invita a non dare per definitivo il taglio dei parlamentari, sancito dal referendum dello scorso settembre, che significa per il Fvg una riduzione da 20 a 12 della pattuglia a Roma. Norme alla mano, e tenendo anche conto di una sforbiciata più penalizzante rispetto ad altri territori proprio in una regione costituzionalmente quadrilingue, Pettarin sostiene la linea del ricorso e fa appello al presidente Massimiliano Fedriga: «Serve un intervento in tempi stretti perché il termine per far valere davanti alla Consulta la tesi di non legittimità costituzionale della legge è il 20 dicembre. Dai nostri approfondimenti la Regione è l’unico soggetto legittimato al ricorso e ci aspettiamo dunque che il governatore proceda in tal senso. Capiamo la situazione di emergenza Covid, ma il tema della rappresentanza ha un valore fondamentale».
Fedriga, al momento, non commenta. Mentre anche dal fronte della minoranza ci si prepara alla battaglia. «Le ipotesi di un accorpamento tirato per i capelli come quello Trieste-Gorizia, il venir meno del “diritto di tribuna” per la comunità slovena e la perdita di identità della Carnia sono scenari che dimenticano le peculiarità della regione – dice la senatrice Tatjana Rojc –. Occorre costruire un percorso per arrivare a una rappresentanza delle radici plurime del Fvg».
«Lo schema di decreto che ridetermina i collegi elettorali della regione – aggiunge il consigliere regionale Igor Gabrovec – conferma il timore che come Slovenska Skupnost avevamo espresso: senza una chiara garanzia definita in legge elettorale, la comunità slovena rimane senza rappresentanza, il che rappresenterebbe un vulnus sia dal punto di vista del diritto interno come anche dei rapporti internazionali, tanto più se si considera che alla comunità nazionale italiana in Slovenia è garantito il seggio nel parlamento di Lubiana a prescindere dalla consistenza numerica della stessa». Ssk ha già predisposto emendamenti, trasmessi a Roma, «con una proposta di integrazione della legge elettorale nazionale italiana che si avvicini ad un tale livello di garanzia».
A intervenire, con il presidente Markus Maurmair, è anche il Patto per l’Autonomia: «I collegi definiti dal governo sono incomprensibili, viste l’assurdità geografica e storica di accorpare i comuni carnici con il collegio di Pordenone e non danno nessuna garanzia per i cittadini che hanno già visto la propria rappresentanza diminuire da 20 a 12 parlamentari». Non manca la proposta: «Chiediamo con forza che si corregga il sistema elettorale per garantire un minimo di pluralismo: si aboliscano i collegi uninominali e si faccia una circoscrizione unica regionale con assegnazione dei seggi e dei resti su base regionale, così le istanze dei cittadini potranno essere rappresentate in Parlamento anche da movimenti legati al territorio». —
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