Gorizia e Monfalcone, la proposta del doppio nome per la Provincia scatena un coro di No

GORIZIA. “Isontino territorio unico”. Lo si legge sulla home page del Partito democratico, ma la proposta avanzata da Gianfranco Pizzolitto, segretario del circolo monfalconese del Pd, di chiamare la futura, rediviva, Provincia isontina “di Gorizia e Monfalcone” rischia di andare in direzione opposta: rischia di spaccare in due quel “territorio unico” riconosciuto dal suo stesso partito e di riaccendere un dualismo che faticosamente sembrava essere finalmente superato.
La risata di Gherghetta
Il giorno dopo la provocazione dell’ex sindaco della Città dei Cantieri, la prima reazione di Enrico Gherghetta - ultimo presidente della Provincia di Gorizia, esponente lui stesso del Pd ed espressione proprio dell’aera monfalconese - è una sonora risata. «Sono più tradizionalista - dice -. Di solito le province si chiamano con il nome del capoluogo e il capoluogo è Gorizia. Non credo che la proposta di Pizzolitto farà tanta strada. Gorizia ha una storia, era una Contea con una sua sfera d’influenza. Non è però una questione di territorialità. Va rispettata la storia. E la Provincia di Gorizia deve rinsaldare le proprie radici. Il mondo vive un momento difficile e abbiamo bisogno di radici salde: inventarsene di nuove non ha nessun senso».
Per Brandolin una stupidaggine
Se la prima reazione di Gherghetta è stata una risata, quella di Giorgio Brandolin, suo predecessore dal 1997 al 2006 prima di passare a rappresentare il Pd in Regione e, poi, in Parlamento, è ancor più netta: bolla la proposta come una sonora stupidaggine. «Quello che sarebbe veramente importante è capire quali saranno le competenze. Cancellare le province è stato un’errore grande come una casa. Oggi un ragionamento non deve essere fatto sul nome, ma su come sono cambiati i territori. Il disegno delle province stesse va cambiato. Vanno capite le competenze e le relazioni sociali, culturali ed economiche tra i territori. Su questo si deve discutere, non sul nome».
Brandolin a questo punto lancia la sua provocazione: «Si può allora anche mettere Pieris capitale della Bisiacharia, o Turriaco, ma il vero tema è quello delle competenze e dei patrimoni, che sono stati spartiti tra Regione e Comuni. Resteranno lì o torneranno alle Province? Se poi il problema è quello del nome, non dimentichiamoci nemmeno di Gradisca e di Cormons. Torniamo alla Principesca Contea o proviamo con un ecumenico Provincia Isontina; ma non è questo il problema. È evidente che con il cantiere navale Monfalcone avrà il Pil maggiore, però è solo un elemento e ce ne sono anche altri da valutare».
Roberti, non si cambia
Dal centrodestra Pierpaolo Roberti, assessore regionale agli Enti locali, ricorda che la proposta oggi rilanciata da Pizzolitto era stata vagliata quando è iniziata la riforma degli enti locali con l’istituzione degli Edr, ma aggiunge: «Gli Edr hanno lo stesso perimetro delle vecchie province. Non ci sono state modifiche territoriali e quindi andremo avanti così anche per quanto riguarda i nomi».
La questione del nome è un falso problema secondo Franco Perazza. In maniera elegante il segretario comunale dem di Gorizia sceglie di lanciare la palla in calcio d’angolo, lo fa ricordando semplicemente che la legge prevede che la provincia abbia il nome che aveva prima della sua soppressione. «Con tutto il rispetto, questo territorio è stato diviso anche dalla frontiera tra Alto e Basso Isontino, ma pure questo confine è stato superato. Il territorio deve essere integrato e deve affrontare tanti temi specifici come quello dell’amianto, del lavoro o del calo demografico. Va valorizzata un’area che è sempre stata l’anello di congiunzione della regione, un’area che ha fatto da collante tra realtà diverse, un’area che è alla base della specialità del Fvg. Dobbiamo quindi difendere l’unità del territorio: come lo si chiami, è quindi di scarsa rilevanza».
Vito bolla la proposta come boutade
«Quella di Pizzolitto è stata una boutade», assicura Sara Vito, segretario provinciale dem già assessore Regionale e provinciale, gettando acqua sul fuoco. «Gli argomenti del Manifesto erano altri - precisa -. Il nome da dare alla Provincia non era il cuore del documento. È impensabile mettere in discussione la storia di questo territorio. Le molte peculiarità sono legittime, ma le radici profonde che abbiamo non si possono buttare, soprattutto se si parla di Europa. Più il nostro territorio è unito, più è forte».
Critica Serracchiani
Per l’ex governatrice Debora Serracchiani, durante il cui mandato sono state cancellate le province, «il nome di un nuovo ente territoriale è l’ultimo problema di Gorizia e Monfalcone»: «Dibattere su questa dicotomia è il segno che manca una missione territoriale, un indirizzo e una guida. Non mancano invece le possibilità di coesione territoriale e rafforzamento delle funzioni dei comuni. Prima di nuovi enti, si parta da questo». —
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