Gorizia, dormivano nel parco, 40 profughi denunciati

L’accusa è di aver violato l’ordinanza di dicembre del sindaco Ettore Romoli, che attacca: «Gorizia ormai come un rione di Kabul»
Profughi che dormono nel parco della Rimembranza (Foto Bumbaca)
Profughi che dormono nel parco della Rimembranza (Foto Bumbaca)

GORIZIA Il luogo simbolo della storia di Gorizia, il Parco della Rimembranza, trasformato in fatiscente accampamento e dormitorio ha innescato l’intervento della questura con la denuncia di una quarantina di stranieri per aver violato l’ordinanza del sindaco dello scorso dicembre.

Il blitz è scattato la sera di lunedì primo giugno. Non un controllo come tanti, fanno sapere in questura, ma un’azione strutturata coordinata dall’ufficio immigrazione. Ciò ha permesso l’identificazione di oltre 40 stranieri, tutti afghani e pachistani, che alle forze dell’ordine hanno esibito la documentazione relativa alla richiesta di asilo politico.

Per i bivaccatori che da quasi un anno dispongono a loro piacimento dell’area monumentale un segnale che la pazienza sta raggiungendo il limite. Già in passato polizia e carabinieri hanno effettuato controlli e denunciato immigrati, ma il numero ristretto di forze dell’ordine intervenute aveva impedito di controllare un numero consistente di persone come invece accaduto l’altra sera.

Una goccia nell’oceano questa operazione ma pur sempre un segnale verso i tanti goriziani che con le loro segnalazioni disegnano la mappa cittadina degli accampamenti di pachistani e afghani.

Gorizia, profughi ridotti di due terzi con il piano della Regione
Un gruppo di richiedenti-asilo afghani in una foto d’archivio

La cui presenza in città ha di nuovo assunto proporzioni che smontano tutti i buoni propositi del cosiddetto piano-Torrenti sull’accoglienza degli immigrati. Secondo il piano nel territorio dell’ambito socio-sanitario dell’Alto isontino dovrebbero starci non più di 115 persone. Sappiamo invece che solo a Gorizia dimorano 286, secondo i dati della questura. Addirittura 310 secondo la Caritas che gestisce il pallino dell’accoglienza sulla base della convenzione stipulata con la prefettura. Un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. Un sistema in espansione attorno al quale, come si è visto a Gradisca e d’altre parti, gravitano e proliferano i pianeti della filiera delle forniture, un vero e proprio indotto che con la “carità” dell’accoglienza guadagna bene, mentre il ruolo dei volontari reali rappresenta soltanto uno sperduto satellite ai margini della galassia. Oggi una trentina di profughi sarà trasferita da Gorizia all’ex Cie. Già, ma quanti sono i pachistani e afghani presenti in città?

«Mi fido solo dei dati della questura - taglia corto il prefetto di Gorizia Vittorio Zappalorto -. Di quanto asseriscono gli altri soggetti che a vario titolo intervengono sulla questione dell’immigrazione mi importa poco o nulla».

Amara ironia ed erudizione storica sono invece le coordinate su cui si muove il sindaco di Gorizia Ettore Romoli: «Gorizia ormai è un rione di Kabul, ma secondo alcuni non è ancora sufficiente. Sarei felicissimo se il piano-Torrenti fosse rispettato, invece la realtà è sotto gli occhi di tutti. Lo dobbiamo all’allestimento del campo Francesco voluto dalla Provincia, nel settembre dello scorso anno, per ospitare la sessantina di persone che bivaccava sugli argini dell’Isonzo. Grazie a quella favolosa intuizione oggi siamo al punto in cui siamo: 500 profughi tra Gorizia e l’Isontino sui 2000 totali presenti in regione. Per cosa poi? Tanto l’asilo politico in qualche maniera lo otterranno tutti. E allora che senso ha farli aspettare così a lungo? Raduniamoli e proclamiamoli “Todos caballeros”, come fece Carlo V nel 1541 durante una visita ad Alghero per assicurarsi le simpatie della popolazione locale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo