Gorizia, dietro la vendita del San Luigi un “buco” di 500mila euro

GORIZIA «La scelta di alienare il San Luigi dopo 120 anni è dovuta al fatto che non ce la facciamo più a mantenerlo dal punto di vista economico. La questione, quindi, è soltanto legata ad una causa economica: non è stata un’operazione da business, non l’abbiamo fatto per guadagnarci ma è stata effettuata per non essere schiavi di un debito enorme, circa mezzo milione di euro, che assorbe energie, preoccupazioni, risorse».
È il passaggio culminante della dichiarazione di don Vittorio Toninandel, direttore del centro San Luigi, a “Voce Isontina”. Il sacerdote ha, infatti, scelto il settimanale dell’Arcidiocesi per svelare un particolare rimasto sino ad oggi inedito: i 500mila euro di debiti che sono all’origine della decisione di liberarsi di quel importante complesso. «Non è una cosa che si fa a cuor leggero e non lo si vorrebbe mai fare - annota Toninandel -. Personalmente la vivo in pace ma in sè non è bello e non lo si fa volentieri».
Insomma, la decisione di vendere il San Luigi è stata obbligata. Peraltro il direttore, sempre sulle pagine di Voce Isontina, ricorda che «il blocco centrale della struttura è stato acquisito da una onlus, con dirigenza di Trieste, che continuerà nell’accoglienza, anche perché questa è la destinazione d’uso stessa del San Luigi: accoglienza e attività sociale ampia».
Toninandel fa un accenno anche all’ipotesi di un trasferimento delle attività alla Stella Matutina. «Se il Vescovo riterrà opportuno questo, noi valuteremo questa possibilità - si legge ancora su Voce - ma al momento nessuno l’ha ipotizzato. Stesso discorso riguardo l’ipotesi che il San Luigi diventi un punto di riferimento per gli immigrati: io non lo so dire, sarà la nuova direzione che prenderà in esame eventuali proposte che, al momento, non so nemmeno se siano state avanzate».
Così tornano prepotentemente d’attualità le dichiarazioni rilasciate al nostro giornale qualche tempo fa dallo stesso direttore del San Luigi. «L'area, urbanisticamente parlando, è B2, destinata cioé ad accoglienza diffusa e attività giovanili - spiegò don Vittorio Toninandel -. Questo per dire che non c'è affatto il rischio che arrivi il palazzinaro di turno e stravolga tutto. La nostra decisione di vendere è stata pressoché obbligata: non c'erano alternative perché non riuscivamo più a mantenere una simile struttura. Inoltre, sarebbero stati necessari interventi manutentivi particolarmente onerosi. È da vent'anni che cerchiamo di alienare il San Luigi: solo che aspettavamo il nullaosta dei nostri enti sovraordinati che, finalmente, è arrivato».
I termini finanziari dell'operazione non sono stati resi noti. Anche se i tam tam e le indiscrezioni parlano di una cifra inferiore al milione di euro. «Quello che deve essere chiaro, e vi invito a sottolinearlo con decisione, è che i salesiani non se ne vanno: resteranno a Gorizia, continueranno a fare animazione, collaboreranno con la Pastorale giovanile ma non più al San Luigi», spiegò don Toninandel. «Da chi è composta la onlus candidata a subentrare? Francamente, non lo so. Di queste faccende si occupano sfere superiori alla nostra. Cosa faranno all'interno della struttura? Attività giovanile, come facevamo noi. E proseguirà pure l'accoglienza agli studenti».
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