Gorizia, corso Italia: «Stop all’iter del doppio senso». A chiederlo il gruppo dei ciclisti

Marinčič: «Il referendum è in ballo anche se manca ancora il sì dei garanti. Aspettiamo gli esiti della consultazione prima di spendere soldi per il ripristino»
Francesco Fain
Il gruppo di ciclisti che anima il Comitato
Il gruppo di ciclisti che anima il Comitato

GORIZIA. Fermare il treno, già in corsa peraltro, che porta al ripristino del doppio senso di circolazione in corso Italia.

A chiederlo Marko Marinčič del comitato “Sì ciclabile” perché il referendum (manca, per la verità, ancora il disco verde dei garanti) «è in ballo». L’appello viene indirizzato e rivolto direttamente al sindaco. «Invitiamo caldamente Ziberna ad astenersi da altri interventi su corso Italia sino a quando i cittadini non avranno modo di esprimersi». Che, tradotto in parole più semplici, significa: è meglio sospendere il ripristino del doppio senso di circolazione sino a quando il referendum non si svolgerà. Perché questa richiesta? «L’amministrazione comunale sostiene che è terminata la sperimentazione ma non sono stati forniti nessun dato oggettivo, nessun numero, nessuna considerazione tecnica. Si fa riferimento solo al fatto che la città si è divisa. Bene. Se il problema è la divisione della città, andiamo a vedere cosa pensano i goriziani ed evitiamo di andare a spender soldi per riportare la ciclabile sui controviali quando il referendum potrebbe ribaltare nuovamente la prospettiva, con la prevalenza della linea che vuole, invece, le piste per le bici come sono oggi, direttamente sulla strada».

Una richiesta che procurerà travasi di bile a coloro che chiedono il ritorno al doppio senso di circolazione senza se e senza ma. Marinčič va oltre. «Comprendiamo - dice - la difesa d’ufficio del sindaco Ziberna nei confronti dell’apparato amministrativo ma i nostri rilievi sulle lungaggini hanno ragione d’esistere. Non sono immotivati. Quando diciamo che la sensazione è che si faccia melina sul referendum, l’intento nostro non è di fare polemica. Semplicemente, abbiamo voluto dare risposta a chi non capisce perché la raccolta firme è chiusa da quasi un mese e tutto si è fermato».

Il portavoce del comitato “Sì ciclabile in corso Italia” risponde al sindaco che, l’altro giorno, aveva replicato al “sindacato dei ciclisti” dicendo che nessuno, in Comune, ha mai voluto mettere i bastoni fra le ruote alla consultazione referendaria. «Noi abbiamo presentato tutto nel primo giorno utile mentre i garanti rispondono nell’ultimo giorno utile - sottolinea Marko Marinčič -, tant’è che stiamo andando verso il termine dei 30 giorni. Questi sono dati oggettivi. Aggiungiamo che la situazione è complicata dal fatto che la normativa è superata. Abbiamo anche modificato e ri-modificato i moduli per la raccolta-firme come, a spizzichi e a bocconi, ci è stato man mano chiesto sulla base di un regolamento (del 1994), già superato dallo Statuto (del 1996). Gli stessi uffici non hanno esperienza di referendum che non si svolgono, qui, da ormai 10 anni. Ci siamo ritrovati a doverci costruire e inventare un modulo per la raccolta delle firme...».

Prosegue l’ex assessore provinciale: «Il sindaco accenna al problema delle spese per l’effettuazione del referendum ma sarà un problema, semmai, che si porrà in una fase successiva, quando e se arriverà il nullaosta dei garanti». Altro punto focale: la tempistica. «Noi abbiamo suggerito l’accorpamento alle elezioni amministrative previste il prossimo anno. Nel 2016 fu la stessa Regione a suggerire l’accorpamento dei referendum sulle fusioni dei Comuni. Quindi, non vediamo alcun ostacolo normativo se c’è la volontà politica. La raccolta delle 1.500 firme che ragionevolmente speravamo di poter riprendere la settimana passata, a questo punto non potrà ripartire prima del 10-11 novembre. E ripartirà ancora più decisa, perché la pazienza ha un limite».

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