Gorizia, compie 90 anni Felluga, il re del Collio
CORMONS. Ha tagliato nei giorni scorsi il traguardo dei 90 anni ricevendo la cittadinanza onoraria di Capriva. Un riconoscimento che evidenzia l’importanza che la figura di Marco Felluga ricopre nel mondo vitivinicolo: un’invidiabile lucidità lo rende tuttora un punto di riferimento ascoltato e riconosciuto, una vera e propria icona vivente del settore. Lo abbiamo incontrato pochi giorni dopo la grande festa che i suoi famigliari gli hanno dedicato, con una cena nel castello di Russiz Superiore alla quale, tra i circa 150 invitati, ha partecipato anche l’assessore regionale Cristiano Shaurli e durante la quale sono stati presentati anche un libro su di lui e un Collio Bianco Gran Selezione 50/90 prodotto proprio per l’occasione.
«Ho apprezzato particolarmente la minestra di basilico, il risotto e lo stinco: gli chef sono stati eccezionali», sottolinea con un sorriso Felluga. La cittadinanza onoraria è stata una sorpresa? «Assolutamente si: non ne sapevo nulla e non me l’aspettavo, è stata un’iniziativa del sindaco Sergon che ringrazio enormemente.
Sono molto legato a Capriva, dove tuttora risiede mio figlio Roberto: si sta bene in campagna, c’è tanta tranquillità. Al mattino non si sa neppure che ora sia: e poi qui c’è sempre qualcosa da fare, quando a scandire le giornate è un bicchiere di vino vuol dire che si sta bene, che non ci si annoia. Non invidio chi vive in città».
Com’è cambiata la viticoltura in questi decenni? «Negli ultimi 60 anni, molto: abbiamo portato tutte le vigne sopra i sei mila ceppi per ettaro. Vivere a contatto con la natura è qualcosa di mai standardizzato: è vero che ogni vendemmia è diversa dalle altre. Io arrivai qui da Grado, dove mio padre era giunto dall’Istria portando il Refosco e la Malvasia. Noi ci stabilimmo in queste zone nel Dopoguerra: c’era tanta miseria, si provava a vivere grazie al vino ed alle ciliegie ma era molto difficile. Fu in quel momento che la viticoltura aiutò il Collio a ripartire. Il successivo benessere portò con sé la richiesta di qualità che le bottiglie di questo territorio sapevano offrire».
Il Collio si differenzia dal resto del mondo per quali motivi? «Per la sua posizione unica: a 15 km dal mare, ma con un vento freddo ed il riparo delle Alpi che crea un habitat ottimale per la viticoltura e un microclima che rende queste zone speciali. L’escursione termica particolare tra notte e giorno, poi, è perfetto per le vendemmie». Quali figure per lei sono state importanti in questi decenni? «Tante persone, ovviamente. Ne cito cinque: mio padre, che mi ha insegnato come il lavoro debba far rima con serietà, onestà e umiltà, valori sui quali auspico che il Collio continui a fondare il proprio operato. E poi Gino Veronelli, con cui sono stato grande amico, il conte Attems, Isi Benini e Walter Filiputti».
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