Gorizia promuove con riserva la Provincia unica con Aquileia
Il sindaco Ziberna: «Idea valida ma no a operazioni di facciata». Brandolin: «Valutiamo se l’ampliamento serve»
«Ritengo che l’operazione non possa rappresentare solo un effetto-facciata o di recupero delle comunanze storico-culturali, pur se importanti, ma debba porsi obiettivi concreti che, oltre a essere condivisi, abbiano un forte aggancio con la realtà attuale, con vantaggi reali per il territorio». È questa l’opinione del sindaco Rodolfo Ziberna riguardo all’ipotesi, lanciata dal sindaco Emanuele Zorino, di cogliere l’occasione del ripristino della Province per riannodare, anche formalmente, gli antichi legami fra Gorizia e Aquileia.
Aggiunge il primo cittadino: «In questi decenni anche i nostri paesi hanno modificato economie, tessuto sociale e modelli culturali. Quindi, dobbiamo partire da questi presupposti per costruire le città del futuro, ovvero, nel caso nostro, la Provincia del futuro. In questo ragionamento si inserisce senz’altro positivamente la proposta di Zorino, in quanto i rapporti storico-culturali con Aquileia si potrebbero trasformare in un progetto turistico unitario che, promosso nel suo insieme, potrebbe avere un fortissimo appeal internazionale. Ciò fermo restando che c’è la necessità di allargare la visione strategica oltre i confini provinciali realizzando una regia regionale con il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali e privati su temi di rilievo che non possono rimanere chiusi all’interno di recinti provinciali».
Di sicuro, però, quella di Zorino è intanto un’opinione che sta trovando riscontri favorevoli. Prendiamo Vittorio Brancati, primo cittadino di Gorizia dal 2002 al 2007: «È un argomento che si trascina da venti-trent’anni, forse più, ed è un’ipotesi che ho sempre visto positivamente. Anche perché questa è una Provincia un po’ schiacciata fra quelle di Trieste e di Udine: vive quindi una sproporzione. Credo allora che un riequilibrio sarebbe opportuno. Ma, soprattutto, fornirebbe l’occasione per un recupero storico dell’area dell’Arcidiocesi».
Sulla stessa linea, nella sostanza, è il giudizio di Diego Bernardis: «L’idea di Zorino non è certo balzana, ma si fonda su presupposti concreti: sulle radici di quella che è stata la storia, l’identità della Provincia al punto che i confini dell’Arcidiocesi sono ancora in vigore – commenta il presidente della Commissione regionale Cultura –. A dirla tutta, avevo già pensato a questa soluzione in anni non sospetti, credendo che in futuro fosse una prospettiva realizzabile, ma, nel mio primo mandato, i tempi non erano maturi per questo ragionamento. Ora, invece, con l’opportunità di ricostituire le Province essa riprende piede: sarà allora il caso di parlarne con attenzione e sensibilità. Le decisioni calate dall’alto non sono in genere foriere di buona riuscita (basti pensare all’introduzione delle Uti), ma questa è un’ipotesi che vedo con favore».
Sul punto, abbiamo anche sentito Giorgio Brandolin: «Prima di esprimere qualsiasi giudizio sarebbe fondamentale conoscere le prossime competenze delle Province – dichiara Brandolin che, della Provincia, è stato il presidente dal ’97 al 2006 –. Inoltre, devo premettere che, nel’ 97, avevo fatto analoga proposta, la quale era stata sostenuta da una parte di maggioranza e minoranza, nonché da alcuni esponenti della Chiesa goriziana, ma essa era stata bocciata dai Comuni del Cervignanese. Tale proposta, però, prendeva spunto da uno studio fatto dalla Regione sui flussi che interessavano il territorio. Ora, mi chiedo se, al di là di ogni aspetto storico, è stato fatto uno studio simile per intercettare questi flussi, queste esigenze di carattere sociale, economico, culturale, sanitario, scolastico relativamente a Gorizia-Trieste, Gorizia-Udine, Gorizia-Nova Gorica e così via. Perché occorre capire se questa necessità dell’ampliamento della Provincia all’area dell’Arcidiocesi esista ancora. Di certo - conclude l’ex presidente -, per una decisione del genere non sono sufficienti le opinioni di pochi sindaci: ci vuole una logica scientifica al fine di non cadere nel qualunquismo, nella propaganda». —
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