Gorizia, c’erano una volta i valichi: garitte malridotte o a pezzi

GORIZIA Sospendere il trattato di Schengen? Ripristinare i controlli sul confine? Sì, ma dove? Gli edifici lungo gli ex valichi confinari sono in pessime condizioni: tranne un’eccezione, il degrado è l’unico (e indiscusso) padrone. Le garitte, poi, non esistono più: tolte, spazzate vie, in via San Gabriele rimane solamente un groviglio di fili elettrici che alimentavano la cabina oggi smantellata.
Viaggio nel degrado
La “casermetta” che si trova in via Vittorio Veneto, all’ex valico di San Pietro, è sempre più lordata da graffiti e scritte con lo spray. Sino a qualche anno fa, chiunque poteva entrarci agevolmente visto che la porta era semiaperta. Oggi gli accessi sono sprangati con dei pesanti pannelli in ferro ma la struttura continua ad essere tristemente degradata. Le finestre poste al primo piano hanno tutti i vetri in frantumi: qualcuno si è divertito con la fionda. Altro colpo d’occhio in Slovenia dove la casetta è stata risistemata e ospita oggi diverse associazioni di volontariato di solidarietà, fra cui la Karitas (si scrive così) locale.
All’ex valico di Merna siamo di fronte a uno spettacolo... disarmante. La casupola è stata danneggiata illo tempore dall’impatto di un mezzo pesante. Ma nessuno ha ritenuto di dover intervenire in questi anni per metterlo in sicurezza: sono stati solamente sistemati dei blocchi di new jersey bianchi e rossi (ormai anneriti e ammuffiti) che indicano il pericolo e costringono auto e pedoni a procedere a debita distanza. La facciata, poi, sta andando a pezzi con pezzi di intonaco caduti a terra. Il tetto è lesionato. Per fortuna, i vandali ci sono entrati. «Nessuno da lungo tempo si è preoccupato di questa situazione. Si trascurano i primi biglietti da visita della città, rappresentati dallo stato di manutenzione dei suoi valichi confinari», lamentava un nostro lettore nei giorni scorsi.
Verso la zona nord
In via San Gabriele, la struttura resiste e non ha incontrato l’interesse dei graffitari ma rimane tristemente vuota, quando più di qualcuno aveva progettato un futuro di «luogo-simbolo» del confine che non c’è più. Vivacchia anche lo storico valico della Casa Rossa: a differenza di quello sloveno, demolito per far posto alla nuova viabilità, la caserma italiana continua a offrire ospitalità alla Polizia di Frontiera ma non mancano le transenne. C’è anche il caso di un intervento privato: a essersi salvata dall’incuria è la casupola in fondo a via degli Scogli: a rimetterla a nuovo, però, non è stato un ente pubblico ma un cittadino privato che l’ha trasformata nella sua residenza. Sempre a Montesanto, il valico di Salcano è probabilmente quello più “aperto” anche come colpo d’occhio. La casetta sul suolo italiano è in buonissime condizioni. Di là, non c’è più traccia del posto di controllo, smantellato e al cui posto oggi c’è un piccolo parcheggio. Spazzate vie anche le garitte che campeggiavano al centro del valico.
Un caso in controtendenza
Nuova vita per l’ex valico del Rafut, diventato sede permanente dell’Agenzia transfrontaliera Italia-Slovenia del progetto Sea (Social economy agency-Agenzia per l’economia sociale-Socialna ekonomska agencija) “Sviluppo di un sistema innovativo per l’inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati”. In quel sito, ricordiamolo una volta di più, è stata realizzata un’Agenzia per la cooperazione sociale: si intende «incentivare - si legge nel progetto originario - l’occupazione delle fasce deboli svantaggiate nell’area transfrontaliera tramite il rafforzamento delle imprese sociali (cooperative sociali di tipo B)». Grazie a tale intervento, la struttura è stata strappata al degrado: per la ristrutturazione sono stati spesi oltre 88 mila euro, investimento completamente coperto da fondi europei del programma di cooperazione transfrontaliera 2007-2013, reperiti da Legacoop Fvg (85%) e Regione. Per il Comune, proprietario della palazzina, è stato così possibile avviare i lavori per un edificio che in pochi anni era inevitabilmente andato incontro ad un progressivo degrado.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo