Gorizia: casa di riposo degli orrori, quarto “avviso”
GORIZIA La direttrice della casa albergo “Contessa Beretta” di Farra d’Isonzo sarebbe stata al corrente dei maltrattamenti agli anziani ospiti della struttura e non avrebbe denunciato l’accaduto. Questa la motivazione che ha portato ad essere indagata la monfalconese (ma residente a Gradisca d’Isonzo) Sonia Corbatto.
La misura cautelare a suo carico è la stessa inflitta alle tre operatrici sanitarie Gina Liliana Sorescu, Tamara Shkrebti e Ecaterina Barbos: divieto di dimora nel Comune di Farra d’Isonzo.
Dalle ricostruzioni fatte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Gorizia, guidato dal comandante Pasquale Starace, è emerso che la responsabile della struttura era stata messa a conoscenza dei comportamenti delle tre operatrici ma «aveva sempre minimizzato l’accaduto, parlando di fantasie degli anziani ospiti», la sottolineatura degli inquirenti. Non solo. Corbatto avrebbe anche invitato gli anziani che denunciavano questi comportamenti a mettere fine alle lamentele, pena l’allontanamento dalla struttura.
La misura cautelare ai danni della coordinatrice della “Contessa Beretta” era stata richiesta dai carabinieri sin dalla prima ora ma il giudice non aveva ravvisato elementi abbastanza circostanziati. Le indagini sono continuate e le testimonianze degli stessi ospiti e degli stessi parenti hanno finito con il confermare i sospetti che compongono il quadro accusatorio.
Non solo. Le tre operatrici straniere avevano presentato ricorso al Tribunale del riesame ma l’organismo lo ha bocciato, confermando il quadro “disegnato” dai carabinieri e confermando anche le misuire cautelari.
I file audio, raccolti attraverso intercettazioni ambientali, testimoniano un modus operandi caratterizzato, come evidenziato dal Gip nella misura cautelare, da «sopraffazioni, ricatti, costrizioni e offese: un comportamento impositivo di un regime di vita mortificante e avvilente ai danni degli anziani ospiti della struttura».
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Gorizia e dal sostituto procuratore Ilaria Iozzi, hanno portato in una prima fase alla notifica del divieto di dimora nel Comune di Farra d'Isonzo per le tre operatrici che vivono fra Gorizia, Gradisca d'Isonzo e Monfalcone. Una misura che è stata ritenuta sufficiente: non c'è pericolo di fuga delle tre indagate.
Numerosi i casi di violenze fisiche (schiaffi e utilizzo improprio di strumenti di contenzione) e verbali (insulti pesanti e umiliazioni) perpetrati ai danni degli anziani, alcuni dei quali in considizioni di non autosufficienza e bisognosi di aiuto anche soltanto per alzarsi dal letto. Le tre operatrici erano quelle che lavoravano da più tempo nella struttura, almeno da dieci anni.
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