Gorizia, bufera sull’assessore “vicina” a CasaPound
GORIZIA. «Se il sindaco mi chiederà di dimettermi da assessore accetterò senza esitare. Non sono attaccata alle poltrone, io. Ma per nessuno motivo mi dimetterò da consigliere comunale: lo devo per rispetto a chi mi ha eletto nel Popolo per Gorizia. Molti miei elettori erano assieme a me al Parco della Rimembranza a osservare la cerimonia di CasaPound».
L’assessore al Welfare Silvana Romano replica così alle svariate richieste di dimissioni giunte dalla sinistra in seguito alla sua presenza sul palco di CasaPound durante il comizio finale del corteo di sabato. Romano non ha parlato e ha spiegato di aver partecipato «a titolo personale, su invito del dottor Adriano Segatori, psichiatra dell’Ass con cui collaboro ottimamente nell’ambito del mio lavoro all’assessorato. Aggiungo che ero molto emozionata nel vedere tanti tricolori rendere omaggio ai nostri deportati e ai caduti della Grande guerra. Non capisco perché non mi hanno chiesto le dimissioni quando presenzio ufficialmente a manifestazioni di altra natura».
Il fuoco di fila su Silvana Romano è stato aperto dal segretario regionale della Cgil, Franco Belci: «La Cgil nazionale, quella del Fvg e quella di Gorizia non hanno aderito alla “contromanifestazione” per il raduno di CasaPound, pur comprendendone le ragioni, per evitare alla città e a èStoria qualche episodio di tensione nel quale, viste le premesse, non era escluso di trovarsi coinvolti. Ciascuno, ovviamente, aveva la possibilità di farlo a titolo personale. Poi è andato tutto bene, grazie anche al ruolo delle forze dell’ordine. Proprio di fronte a questa assunzione di responsabilità, condivisa dalla Cgil di Gorizia con l’Anpi e con quasi tutte le forze politiche antifasciste, che ha suscitato polemiche strumentali, chiediamo con fermezza al sindaco Romoli le dimissioni dell’assessore Romano che è salito sul palco di CasaPound: lei, invece, non ha dimostrato alcun senso di responsabilità, né politica né istituzionale».
«L’assessore Romano è salita sul palco a titolo personale. Non so perché l’abbia fatto. La giunta comunale e il sottoscritto sono assolutamente estranei a quanto accaduto. Deciderò nei prossimi giorni cosa fare dopo un confronto con Romano» afferma il sindaco di Gorizia Ettore Romoli. Da Roberto Saviano a Romano è un maggio denso di grattacapi. Dimissioni di Romano sono chieste anche da Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd, che ha annunciato un’interrogazione al sindaco: «Una cosa è affermare la libertà di chiunque di esprimere e manifestare le proprie idee. Tutt’altro è partecipare al corteo e al comizio di CasaPound, esprimendo attiva solidarietà verso un movimento i cui esponenti si autodefiniscono fascisti del terzo millennio».
Richiesta di dimissioni anche da Marco Rossi, segretario provinciale del Pd: «Trovo un fatto di una gravità sconcertante, oltraggioso verso i cittadini, verso la storia della città, verso i commercianti che hanno chiuso le serrande preoccupati». Da Ilaria Cecot per il Coordinamento del circolo di Gorizia-Alto Isontino di Sel: «Inaccettabile, offensivo ed anticostituzionale il gesto dell’assessore Romano che ha ritenuto istituzionalmente corretto salire sul palco del comizio organizzato dai, dichiaratamente militanti neo-fascisti, di CasaPound»).
Da Emanuele Traini, consigliere della Federazione della sinistra: «Chiediamo le dimissioni immediate dell’assessore e, nel caso fosse confermato il ruolo di rappresentanza del Comune di Gorizia, anche quelle del sindaco Romoli».
Pioggia di commenti contro Romano anche su Facebook. L’assessore svela intanto un altro particolare: «Una delegazione di CasaPound voleva consegnarmi sul palco un’offerta per sostenere le cure di un bambino, iniziativa che vede il Comune di Gorizia impegnato nella raccolta. Ho spiegato che non era il caso di farlo in quel momento, ma resta la generosità di CasaPound».
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