Gorizia, bufera dopo il caso-bestemmia: «Comportamento vergognoso»
GORIZIA Tiene banco il caso bestemmia in aula. Anche the day after. Il presidente del Consiglio comunale Luca Cagliari, su sollecitazione di diversi consiglieri comunali imbufaliti per l’imprecazione a Dio della collega Serenella Ferrari (Regione futura), avrebbe voluto convocare, al termine dell’ultima seduta consiliare a distanza, una conferenza dei capigruppo a tamburo battente. «Ma, avendo finito dopo la mezzanotte e essendo tutti stanchi, abbiamo rimandato tutto a domani», spiega.
Cosa rischia la consigliera? Fosse per Francesco Piscopo, capogruppo di Aiutiamo Gorizia, non ci sarebbe tanto da discutere: bisognerebbe applicare «quantomeno» l’articolo 724 del Codice penale secondo il quale «chiunque pubblicamente bestemmia contro le divinità è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 51 a 309 euro». «Mi sembra il minimo, considerato che la stessa forza politica ha chiesto reiteratamente le dimissioni dell’assessore comunale Roberto Sartori perché, in una precedente seduta, si lasciò andare a un triplice “Bastardi”. Quindi, c’è una certa sensibilità al tema da parte di quel partito», aggiunge sibillino.
Ma, a sentire Cagliari, gli spazi di manovra sembrerebbero essere minimi, se non nulli, per una questione proprio di regolamenti. «Il comportamento della consigliera è stato vergognoso, senza se e senza ma. Certe parole, certi comportamenti non possono essere ammessi e giustificati. Peraltro, io vengo da un ambiente cattolico e sono, personalmente, ancora più sensibile a una vicenda come questa. Fatta questa premessa, non credo ci saranno grandi discussioni in merito in sede di capigruppo perché il regolamento non prevede nulla. Una multa? È vero che siamo tutti pubblici ufficiali all’interno del Consiglio comunale ma credo che, le scuse e l’autosospensione, possano bastare. Al massimo ci potrebbe essere una nota di rimprovero». Ma perché Ferrari ha bestemmiato? «La consigliera ha spiegato che aveva problemi di connessione con il computer e da lì è nata l’imprecazione che, lo ripeto, va condannata con fermezza».
La diretta interessata, Serenella Ferrari, si affida a un comunicato. In cui ricostruisce il fattaccio. «In relazione a quanto accaduto in Consiglio comunale, durante il quale (pensando di non essere connessa e nel tentativo di votare online per la delibera in atto) ho imprecato a bassa voce in un attimo di stizza dovuta alle innumerevoli problematiche con la connessione e con il voto online. Nonostante ciò non cerco scusanti per quanto accaduto. A differenza di altri che hanno evitato di prendersi le proprie responsabilità, appena ho capito, dopo essermi riconnessa, che la bagarre in atto era dovuta al fatto che il mio microfono fosse accesso pertanto tutto il consiglio aveva sentito la mia imprecazione, ho ammesso l’accaduto e ho chiesto immediatamente scusa ai cittadini, ai consiglieri e a tutti i presenti. Inoltre ho abbandonato la seduta».
Continua Ferrari: «Sono convinta che la cosa avrà il più ampio risalto mediatico, ovviamente; specialmente da parte di coloro che sono sempre stati infastiditi dalle mie posizioni e idee». —
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