Gorizia, architetto separato costretto a vivere in camper
GORIZIA Vive in un camper ormai da due anni. Ma non per una scelta di vita, perché è un avventuriero e malsopporta di passare le sue giornate chiuso in casa. È costretto a vivere così.
Peraltro è giovane. Ha 41 anni appena e una formazione culturale di alto livello: è architetto. Giuseppe Zera è un caso-limite di padre separato. Che ha visto sgretolarsi ogni certezza con il passare del tempo. La sua “casa”, dal novembre 2011, è il camper, parcheggiato nell’area di sosta di viale Virgilio. Soltanto per qualche giorno, tentando una riconciliazione con la moglie, è tornato a dormire nel suo letto ma poi i contrasti hanno prevalso.
Il suo è uno sfogo. Uno sfogo pieno di dignità. «Ad un certo punto, io e mia moglie ci siamo separati. Vivevamo accanto ai genitori di lei e mi sentivo prigioniero, soffocato dalla loro vicinanza visto che i nostri progetti originari erano quelli di acquistare o realizzare una casa autonoma. Ho deciso di andarmene - spiega Zera -. Ho preso il camper e mi sono stabilito in viale Virgiglio. Allora lavoravo come architetto in una ditta di Udine e guadagnavo 1.800 euro al mese. I problemi sono nati quando sono rimasto senza lavoro: un evento inaspettato, senza preavviso da parte dell’impresa. Essendo autonomo, non ho potuto godere di alcun ammortizzatore sociale».
Peraltro, spiega l’architetto, «avendo lavorato per 11 anni in quell’azienda, non avevo nè ho una clientela adeguata per potermi permettere uno studio autonomo». E così le cose sono andate avanti con lavori saltuari, qualche consulenza, qualche occupazione ottenuta grazie alla comunità Arcobaleno. «Ma tutto precario. In più, devo garantire il mantenimento dei nostri due figli e devo pagare le rate del camper che, essendo in comunione dei beni, è di proprietà anche di mia moglie ma le spese ricadono tutte sulle mie spalle».
Zera confessa di avere ormai consumato tutti i suoi risparmi. E, negli ultimi giorni, si è già rivolto due volte alla mensa dei poveri dei frati Cappuccini. «Ho provato a chiedere aiuto e mi hanno risposto che non ho diritto a nulla perché fa fede l’Isee dell’anno passato, quando aveva più entrate rispetto alle scarsissime attuali. Inoltre, essendo ancora formalmente coniugato, il mio Isee è comune con quello di mia moglie. Sono in una condizione tale che questo mese non sono riuscito a corrispondere l’assegno di mantenimento e, non lo nascondo, mi ritrovo con 65 euro sul conto».
Una situazione difficile. «Ho sempre economizzato su tutto. Quando guadagnavo bene, non ho speso mai più di 200 euro al mese per il mio fabbisogno. Quest’inverno, però, dovrò rinunciare al riscaldamento: già l’ultimo inverno economizzavo con la temperatura che, di notte, raggiungeva gli 8 gradi centigradi».
Zera chiede aiuto, chiede un sostegno. «Altrimenti salirò sulla gru posta sul colle del castello. Non riesco più andare avanti così. Non chiedo una casa, nel camper ci sto bene, chiedo soltanto di poter vivere dignitosamente. La mia è la condizione di tanti padri separati. La mia è la condizione di un architetto che oggi deve fare i conti con l’innalzamento dei limiti contributivi passati da 2mila a 3mila euro. Credo basti».
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