Gorizia al top del Fvg per la spesa più conveniente

Il pane costa meno rispetto a Trieste e Udine, la carne è più conveniente comprarla a Sempeter: lì cevapcici a un euro in meno al chilo. Isontino poco competitivo su olio di oliva, parmigiano e piselli surgelati. Il petto di pollo è invece più caro
Un carrello della spesa in una foto di archivio
Un carrello della spesa in una foto di archivio

GORIZIA Carne a parte, Gorizia torna ad essere la più conveniente in regione quando si parla di spesa alimentare. I generi di prima necessità si acquistano più a buon mercato rispetto a Trieste, Udine e Pordenone.

A decretarlo una nostra rielaborazione dei numeri dell’Osservatorio Prezzi che acquisisce mensilmente circa 2.000 dati di fonte Istat, con riferimento sia agli indici del prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale sia agli indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali. Ci serviamo di quella banca-dati perché il Comune di Gorizia (da quando è assessore comunale Alessandro Vascotto) non rende più pubblici i risultati delle statistiche riguardanti i prezzi, al contrario di quanto faceva il suo predecessore Sergio Cosma. Così succede che alla voce Gorizia nella tabelle sui siti sta scritto “Gorizia non pervenuta”.

I prezzi sono aggiornati a luglio 2015 e riguardano una trentina di prodotti alimentari: dal pane al latte, dallo zucchero al sale, dalla pasta al prosciutto, dalla carne all’olio. Ci sono tre quotazioni: quella minima, quella media e quella massima. Noi abbiamo tenuto conto di quella media che è maggiormente rappresentativa e abbiamo selezionato un paniere di 16 prodotti. Il pane (3,11 euro al chilogrammo) è a più conveniente rispetto a Trieste (3,51), a Udine (3,57) e a Pordenone (3,48). Stesso discorso per la carne fresca di bovino adulto (16,51 euro al chilogrammo) contro prezzi superiori negli altri tre capoluoghi di provincia. Gorizia segna il passo invece per quanto riguarda la carne suina con osso e il petto di pollo. Trieste è la più conveniente se si deve acquistare il latte mentre la nostra città si rifà ampiamente quando parliamo di olio d’oliva, parmigiano reggiano, fior di latte e piselli surgelati. Calcolatrice alla mano, per acquistare tutti e sedici i prodotti, se ne vanno a Gorizia 138 euro e 29 centesimi.

A Trieste la 139,51 euro e a Udine a 142,76 euro mentre non è possibile fare un confronto puntuale con i dati di Pordenone visto che manca più di qualche prodotto. Comunque, tutti i prezzi presenti sono superiori a quelli di Gorizia. Potrebbero sembrare variazioni minime o insignificanti ma le differenze esistenti tra le varie città d’Italia sotto il profilo dei prezzi al consumo incidono pesantemente sui bilanci delle famiglie e sul loro potere d’acquisto. «Differenze di pochi euro sulla spesa settimanale - fanno notare le associazioni dei consumatori che hanno il polso della situazione - equivalgono a differenze di centinaia di euro a fine anno».
Nel passato, Gorizia era sempre il fanalino di coda dell’aumento dei prezzi. A Trieste, Udine e Pordenone l’inflazione galoppava, qui l’isola continuava ad essere felice, anzi felicissima. Nel 2010, Gorizia si piazzò addirittura ai vertici italiani (era ventiquattresima) dei capoluoghi di provincia con l’incremento dei prezzi più basso. A decretarlo fu l’Istat. Poi, a ribadirlo fu il Codacons assieme al sito internet www.spesafacile.com, specializzato nel monitoraggio delle offerte nei supermercati e ipermercati. L’associazione dei consumatori elaborò un paniere composto da 28 beni che rappresentano la spesa settimanale-tipo di una famiglia media. Nell’elenco trovavamo generi alimentari come farina, acqua, aranciata, cola, dentifricio, tonno, zucchine, latte, mele, detersivo per lavatrice, pane, patate, burro, birra, carne e altro. Poi, Gorizia perse il primato, salvo riconquistarlo adesso.

Passiamo, infine, a quella che è la storica “fama” della Slovenia: il prezzo più a buon mercato della carne. Spulciando nei supermercati di Nova Gorica e Sempeter Vrtojba si scopre che sia il roastbeef che il macinato scelto sono acquistabili a un prezzo inferiore oltreconfine. Anche per i cevapcici si risparmia un euro al chilogrammo. I goriziani lo sanno e in molti “emigrano” per fare acquisti.
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