Gorizia, affidato l’incarico all’acchiappa-cinghiali

Consulenza della Provincia di 7mila per l’esperto veneziano Renato Semenzato. Un profondo conoscitore del territorio. Servirà una deroga per abbatterli
Una coppia di cinghiali
Una coppia di cinghiali

GORIZIA Sostanzialmente dovrà, dati alla mano, convincere l’Ispra (Istituto superiore di ricerca ambientale) che in provincia di Gorizia ci sono troppi cinghiali e che serve una deroga per abbatterli anche al di fuori del calendario venatorio.

È questo il compito che spetta a Renato Semenzato, consulente scelto dalla Provincia di Gorizia e risultato vincitore di una selezione per titoli a cui hanno partecipato tre concorrenti (oltre a Semenzato, Saimon Ferfolja e Fabrizio Palombieri).

Renato Semenzato
Renato Semenzato

Semenzato collabora da anni con la Provincia di Gorizia. Nel 2008 si era aggiudicato una consulenza di otto mesi (15mila euro) per una ricerca sui danni provocati dai cinghiali. Il nuovo incarico prevede un incarico di cinque mesi e un compenso di 7mila euro: non sono previsti rimborsi spese per eventuali missioni o trasferte.

Si può dire che Semenzato conosce ciascun cinghiale che gironzola sul Collio e nelle altre zone della provincia. Quanti sono? Difficile stimarlo: l’unico dato certo è nel 2014 gli abbattimenti sono stati 512 sul Collio. «Ma i danni all’agricoltura sono limitati - spiega Semenzato - grazie agli accorgimenti, pastore elettrico soprattutto, adottato dagli agricoltori del Collio. Al contrario di quanto accade in provincia di Trieste dove, tenendo conto della superficie del distretto venatorio Carso di 20mila ettari, i danni sono maggiori anche se ci sono meno cinghiali rispetto a quelli presenti nel distretto venatorio Collio di 10mila ettari».

Per Semenzato l’esorbitante presenza di cinghiali è dovuta all’immissione di esemplari provenienti dalla Slovenia, che ha il terzo patrimonio boschivo tra i Paesi della Ue. Secondo il consulente della Provincia inoltre, non ci sono valide alternative agli abbattimenti, non certo la somminitrazione di anticoncezionali. Né regge la tesi secondo cui l’esponenziale aumento di esemplari, registrato dai primi anni duemila, sarebbe dovuto agli incroci con esemplari di razza toscana.

Semenzato tesse le lodi del modo venatorio isontino («responsabile e collaborativo»). Ricorda il consulente che «una popolazione di cinghiali molto giovane tende a provocare tanti danni, mentre una popolazione di età media elevata ne crea di meno». Di qui l’indicazione ai cacciatori di discernere bene al momento dell’abbattimento.

Il lavoro di Semenzato consiste nell’andare per boschi e colli a registrare ogni minino aspetto in grado di dettagliare la presenza di cinghiali nella nostra provincia. Un incarico che la Provincia si accolla «per senso di responsabilità in quanto la materia venatoria è di competenza primaria della Regione».

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