«Golpe filorusso», gelo fra Mosca e Podgorica

Il Montenegro: tentato colpo di stato per impedire l’integrazione nella Nato. Il Cremlino: menzogne

BELGRADO. Ci siete voi dietro il golpe, accusa il Montenegro. Menzogne irresponsabili, risponde la Russia. È ormai vera battaglia politico-diplomatica tra il piccolo Paese adriatico lanciatissimo verso l'integrazione euro-atlantica, e la Russia, sempre più indignata per le accuse che continuano ad arrivare da Podgorica.

Accuse relative al presunto colpo di Stato "filorusso", che in ottobre avrebbe dovuto portare alla conquista del Parlamento montenegrino a cavallo del voto e al rovesciamento dell'inossidabile leader Milo Djukanovic. Il golpe sarebbe stato organizzato da «due membri dell'intelligence militare russa», ha confermato a “Time” l'attuale primo ministro, Dusko Markovic.

Scenario ancora smentito ieri da Maria Zakharova: la portavoce del ministero degli Esteri russo, in un tweet carico di rabbia, ha attaccato il premier e la magistratura montenegrini, parlando di gravi «accuse senza prove». Niente di più falso, secondo Mosca.

La campagna e la «politica anti-russa in Montenegro contraddice gli interessi» dei montenegrini e fa vacillare «tradizioni centenarie di legami fra Russia e Montenegro», ha aggiunto Zakharova via account Twitter del dicastero degli Esteri.

Giorni fa il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, aveva parlato di insinuazioni «assurde». Paventare che ci sia la Russia «ufficiale» dietro il golpe anti-Djukanovic è «troppo grave» e farlo senza «sostenere con informazioni credibili» le accuse è «quanto meno irresponsabile», parola di Peskov.

Una smentita giunta dopo che il procuratore speciale Milivoje Katnic, incaricato di condurre le delicate indagini sul caso, ha confermato il «coinvolgimento di strutture statali russe» nel golpe, non solo «strutture nazionalistiche russe» appoggiate da ultranazionalisti serbi e da una quinta colonna locale, come si pensava finora. Katnic ha detto che il golpe avrebbe avuto il preciso fine di impedire l'integrazione nella Nato del Montenegro.

E ha auspicato che il Cremlino vada a fondo per scoprire «quali strutture» siano coinvolte. Le indagini in Montenegro continuano invece a puntare su due presunti sostenitori locali del putsch, gli alti papaveri dell'opposizione Andrija Mandic e Milan Knezevic.

I due, del Fronte democratico di chiara propensione filorussa, sentiti in procura hanno negato ogni coinvolgimento, parlando di «processo montato a tavolino» su un colpo di Stato «finto». Ma la tensione in Montenegro rimane altissima.

I media russi danno sempre più risalto alle mosse di esponenti dell'opposizione e Ong che premono per un referendum sull'ingresso nella Nato del Paese balcanico, ingresso osteggiato da Mosca. E ieri il portale informativo Balkan Insight ha rivelato che siti e server del governo di Podgorica e pubblici sarebbero stati «sotto attacco informatico nei giorni scorsi», nell'ambito di una «azione sofisticata». Il governo a ottobre per attacchi simili aveva puntato il dito, naturalmente, contro Mosca.

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