Il golfo di Trieste bicolore grazie all’acqua dolce dell’Isonzo
Il fenomeno, che ha attirato l’attenzione di tanti curiosi, è perfettamente naturale

Da un lato un azzurro chiaro, dall’altro un turchese lattiginoso. A separare le due campate di colore: una linea bianca. La differenza di densità tra l’acqua salata del Golfo di Trieste, da una parte, e quella dolce scaricata dell’Isonzo, dall’altra, è diventata un’attrazione irresistibile per chi percorreva la Strada Costiera, così molti automobilisti si sono fermati per osservarla e fotografarla chiedendosi cosa fosse.
Il fenomeno è perfettamente naturale: non rappresenta nulla di preoccupante e, tecnicamente, viene chiamato “plume” o “ventaglio di dispersione dei sedimenti”. A rendere l’acqua più torbida è semplicemente il materiale in sospensione trascinato dal fiume.

Dopo le forti piogge, l’Isonzo ha riversato in mare le sue acque ricche di sedimenti, ma l’acqua torbida e dolce è più leggera di quella salata e, dunque, galleggia su quella del golfo, dando così la sensazione che il fiume si sia allungato verso il mare.
Per l’osservatore esterno, nel punto di confine tra i due colori, l’effetto visivo è stato quello di un’onda che si infrangeva sulla battigia di una spiaggia.

«Quando il fiume va in piena - spiega Giorgio Fontolan, docente di Sedimentologia applicata dell’Università di Trieste - si carica di tutti i sedimenti e l’Isonzo ha un bacino molto importante, è anzi uno dei più importanti a livello nazionale. Una volta raggiunta la foce l’acqua si disperde e galleggia sul mare, come ad esempio fa l’olio».
«Fino a che il fenomeno è attivo - conclude Fontolan - c’è un contrasto netto, poi le acque si mescolano lentamente tra loro e i sedimenti scendono sul fondo».
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