Golfo di Pirano, Zagabria lascia l’arbitrato

La Croazia non ne riconosce più il valore dopo lo scandalo delle intercettazioni sul verdetto della Corte internazionale
Il golfo di Pirano
Il golfo di Pirano

ZAGABRIA. La frittata è fatta. Il “Pirangate” è esploso sui rapporti bilaterali tra Slovenia e Croazia dopo che il giudice sloveno alla Corte arbitrale dell’Aja ha “soffiato” all’agente sloveno Simona Drenik quelli che sarebbero stati gli esiti della sentenza che doveva essere resa pubblica solo in autunno.

E se Lubiana cerca di correre ai ripari con la nomina di un suo nuovo giudice (la Corte ha concesso un lasso di tempo di 15 giorni), Zagabria pensa già a ritirarsi dall’arbitrato internazionale e il governo Milanovic (centrosinistra) convoca per mercoledì e giovedì prossimi due sedute straordinarie del Sabor (Parlamento) dedicate proprio alle decisioni da assumere in merito all’arbitrato con la Slovenia sui confini marittimi (leggi golfo di Pirano) e terrestri che la mediazione bilaterale non è riuscita ancora a definire dopo l’indipendenza dei due Paesi.

Secondo indiscrezioni uscite dai Banski Dvori a Zagabria il governo Milanovic si aspetta che la Corte arbitrale dopo lo scandalo si auto sciolga. In particolare la Croazia ha spedito alla Corte stessa una lettera in cui spiega dettagliatamente come si sia svolto il “Pirangate” dimostrando come l’intero processo risulti compromesso dalla soffiata di notizie fatta dall’ex giudice sloveno Jernej Sekolc all’agente sloveno Simona Drenik. Zagabria attende una risposta dalla Corte entro mercoledì prossimo auspicando che la Corte stessa, come detto, si auto sciolga. Se ciò non dovesse succedere sarà il Parlamento che si riunirà mercoledì e giovedì prossimi a votare l’uscita dal processo arbitrale azzerando di fatto la situazione.

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La questione, di per sè molto delicata, diventa delicatissima sul versante croato dove la campagna elettorale per le elezioni politiche di fine anno o dei primi giorni del 2016 è di fatto già iniziata. Milanovic ha anche convocato a un summit domani mattina tutti i presidenti dei partiti presenti in Parlamento. L’ex capo dello Stato, Ivo Jsipovic, che nel 2009 quando era deputato votò contro la decisione di affidare il contenzioso sui confini con la Slovenia all’arbitrato internazionale, ha chiesto ufficialmente che mercoledì prossimo alla seduta del Sabor partecipi anche l’attuale presidente, Kolinda Grabar Kitarovic invitandola altresì a mettere in campo tutte le sue prerogative istituzionali affinchè questa «farsa» abbia termine. Ricordiamo che Josipovi„ ha appena fondato il partito Avanti Croazia con il quale parteciperà alle prossime politiche. Scontato la forte attenzione che l’opposizione di centrodestra guidata dall’Hdz sta ponendo alla vicenda.

E la Slovenia? Lubiana si sta muovendo con olimpica calma. Sangue freddo o sottovalutazione del problema? Difficile rispondere ma va segnalato come dopo lo scoppio del “Pirangate” il suo ministro degli Esteri, Karl Erjavec appena partito per le vacanze non ha pensato di fare rientro a Lubiana, lasciando di fatto la patata bollente nelle mani del premier Miro Cerar. Il quale ha 15 giorni di tempo per scegliere il nuovo giudice. La legge slovena riguardo a simile scelta prevede una procedura molto lunga e complessa e per questo motivo ieri la commissione Esteri del Parlamento ha pensato di delegare direttamente l’esecutivo alla nomina del nuovo giudice all’Aja, proprio per cercare d accelerare i tempi e riservandosi di presentare a breve un disegno di legge di modifica del suddetto complicatissimo iter di nomina.

Domani Cerar incontrerà i leader dei partiti presenti in Parlamento cercando di trovare la quadra sul nome del successore della “gola profonda” alla Corte arbitrale dell’Aja. I primo nomi di papabili sono quelli del giudice costituzionale, Ernest Petric e del giurista, Borut Bohte.

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