Golfo di Pirano, l’Ue spinge l’arbitrato
ZAGABRIA. L’arbitrato tra Slovenia e Croazia sui confini territoriali e marittimi, leggi golfo di Pirano, deve andare avanti: parola di Unione europea. Dopo l’affare Pirangate relativo alle notizie trapelate in merito ai lavori della Commissione arbitrale dell’Aja e “spifferate” dall’ex rappresentante sloveno in seno alla Corte, Jernej Sekolc, e la successiva uscita unilaterale della Croazia dal processo arbitrale, il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker e il suo primo vicepresidente, Frans Timmermans hanno scritto una lettera al premier sloveno, Miro Cerar e a quello croato, Zoran Milanovic in cui si afferma piena fiducia al lavoro della Corte arbitrale, si esprime la speranza che entrambe le parti rispetteranno quanto sarà deciso dalla Corte stessa e si sostiene la convinzione che l’arbitrato internazionale abbia in sè tutti i meccanismi necessari a risolvere simili contenziosi.
In altri termini questo significa che le critiche mosse dalla Croazia alla Corte dopo il Pirangate dovrebbero, secondo la Commissione Ue, essere risolti all’interno della Corte stessa. Jean Claude Juncker ha deciso di prendere posizione a favore dell’arbitrato internazionale dopo che la Corte dell’Aja ha provveduto a nominare i nuovi rappresentanti di Lubiana e Zagabria. Per la Slovenia il rappresentante sarà il norvegese Rolf Fife, mentre per la Croazia sarà lo svizzero Nicolas Michel.
«L’arbitrato deve continuare», ha affermato Timmermans a Bruxelles nel corso di una conferenza stampa a commento della lettera inviata a Slovenia e Croazia. Anche perché tale strumento è fondamentale secondo l’Unione europea per risolvere i contenziosi di confine tra Paesi membri. «L’arbitrato - ha ribadito Timmermans - è la strada giusta per dirimere il contenzioso». Il tutto ricadrebbe negli interessi della certezza del diritto all’interno dell’Ue. Il vicepresidente della Commissione Ue ha poi ribadito la fiducia che la questione sia così risolta tra i due Paesi che lavoreranno nello spirito della massima collaborazione bilaterale.
E che l’arbitrato tra Slovenia e Croazia vada a buon fine rientra nello stesso processo di allargamento dell’Europa ai Balcani occidentali. Si eviterebbe, in questo modo, che un Paese ponesse veti all’ingresso del vicino nelle more di un contenzioso confinario e, bisogna dire, che ce ne sono molto ancora aparti tra Croazia e Serbia e tra Croazia e Bosnia-Erzegovina, nonché tra Croazia e Montenegro.
Pronta però la risposta, scritta anche questa, del premier croato Milanovic a Junker. «Sebbene l’Unione europea abbia espresso il suo massimo appoggio al proseguimento del processo arbitrale, la Croazia resta ferma nella sua decisione di uscire dal procedimento». Come andare avanti dunque? La risposte giunge dal ministro degli Esteri croato, Vesna Pusic. «La Croazia - ha detto a New York - è pronta a discutere di metodi alternativi per risolvere la questione, Possiamo rivolgersi al Tribunale internazionale oppure iniziare un nuovo arbitrato». Non dimentichiamo però che la Croazia andrà alle urne in autunno e tutto oramai rientra nella campagna elettorale, arbitrato compreso.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo