Golfo di Pirano, l’Ue avvisa Zagabria
ZAGABRIA. Partito un po’ in sordina, quasi fosse solo un temporale estivo, il Pirangate, ossia l’affare relativo alle soffiate ricevute dalla Slovenia sull’esito dell’arbitrato internazionale sui confini marittimi e terrestri tra Slovenia e Croazia che avrebbe dovuto essere ufficialmente noto il prossimo autunno, sta diventando un vero e proprio intrigo internazionale.
E se fanno sentire la loro voce sia la Commissione europea, sia la Corte arbitrale internazionale, la Croazia deve incassare la disdetta del colosso petrolifero Marathon Oil consorziato con l’austriaca Omv dalla concessione per la ricerca di gas e combustibile in Adriatico. Motivazione: le aree marittime assegnate al consorzio sono oggetto di contesa tra Croazia e Montenegro e, visto quanto sta accadendo con il golfo di Pirano, Marathon Oil e Omv hanno deciso di fare un passo indietro.
Ma procediamo con ordine. Il governo di Lubiana, riunitosi con i leader dei partiti presenti in Parlamento, ha nominato il suo nuovo rappresentante in seno alla Corte arbitrale dopo il “siluramento” di Jernej Sekolec, la “talpa” del Pirangate. La scelta è caduta niente meno che su Ronny Abraham, giurista francese e attualmente presidente della Corte internazionale dell’Aja che avrà il compito di difendere i diritti della Slovenia nel “processo” in corso e di cercare di fare in modo che la Corte arbitrale prosegua i suoi lavori fino a sentenza definitiva e, lo ricordiamo, inappellabile. Dello stesso avviso è anche la Commissione Ue. La portavoce Mina Andreeva, infatti, ha dichiarato a Bruxelles che «sia chiaro a tutti che, se anche il Parlamento della Croazia dovesse votare per l’uscita dal processo arbitrale, la Corte internazionale continuerà il suo lavoro. La Commissione europea - ha precisato - non vede alcuna alternativa al procedimento arbitrale e fortemente chiede alla Croazia di rimanere a far parte di tale processo decisionale».
Ma siccome non c’è peggior sordo di quello che non vuole sentire ecco che a Zagabria, nelle stesse ore, il Sabor (Parlamento), riunito d’urgenza proprio per il Pirangate, all’unanimità dà semaforo verde al governo per uscire dall’arbitrato internazionale. Il procedimento arbitrale è «contaminato» ha ribadito il premier, Zoran Milanovi„, mentre la deputata indipendente ed ex premier che proprio sottoscrisse la decisione per andare alla Corte arbitrale internazionale sul tema dei confini con la Slovenia, Jadranka Kosor ha commentato la decisione di Lubiana di nominare Ronny Abrahams suo nuovo rappresentante in seno alla Corte come «se si cercasse di costruire un nuovo tetto a una casa crollata».
«Non c’è nulla di male nell’arbitrato - ha ribadito il ministro degli Esteri croato, Vesna Pusic - bensì nella violazione dell’arbitrato stesso». Ancora più preciso Milanovic: la Croazia se ne va e questo a prescindere dal fatto se la Corte continuerà a operare o meno. E ieri al Sabor sono state ricordate addirittura le parole di Papa Benedetto XVI che aveva lodato il ricorso alla Corte arbitrale come esempio di civile volontà di risolvere le delicate questioni legate ai confini.
E la “sindrome di Pirano” ha contagiato, come detto, anche gli statunitensi di Marathon Oil e gli austriaci di Omv che riuniti in consorzio avevano ottenuto le concessioni dal governo croato per le trivellazioni in Adriatico. Almeno tre aree in cui avevano ottenuto il diritto di esplorazione, infatti, rientrano nella zona di “conflitto” relativo ai confini marittimi tra Croazia e Montenegro. I vertici hanno ritenuto non sufficienti le assicurazioni ottenute da Zagabria e, nonostante i già 10 milioni di dollari investiti nell’affare, hanno salutato tutti in vista di tempi migliori. Mentre la Corte arbitrale annuncia che sentirà Croazia e Slovenia e intanto predica sangue freddo.
©RIPRODUZIONE RISERVATAc
Riproduzione riservata © Il Piccolo