Golfo di Pirano, Londra riaccende la disputa

La Slovenia denuncia la cartografia ufficiale stampata in Gran Bretagna: confine marittimo tracciato secondo la versione croata, ma l’arbitrato è aperto
Una veduta aerea di Pirano
Una veduta aerea di Pirano

LUBIANA. Ci risiamo. Come se non bastasse l’arbitrato internazionale per stabilire i confini marittimi nel Golfo di Pirano tra Slovenia e Croazia, arbitrato che Zagabria sostiene di non ritenere più valido dopo che la parte slovena, in un affare tra gli 007 e lo spionaggio diplomatico ha rivelato già mesi or sono quello che sarebbe stato il verdetto della Corte internazionale dell’Aja, ora ci si mette anche l’Istituto geografico marittimo della Gran Bretagna a gettare benzina sul fuoco.

 

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In verità la cosa non è così semplice come potrebbe apparire. Anzi, tutt’altro. Quindi cerchiamo di proseguire con ordine. Anche perché nel già non lineare quadro della situazione si inserisce ora la volontà del neonato governo croato di istituire in Adriatico la Zona economica esclusiva che complica ancor più il quadro. Il “peccato originale” emerge da una carta geografica del Golfo Di Trieste, datata fine 2015, comprensiva della penisola di Salvore, del Golfo di Pirano e di quello di Capodistria detenuta dall’Amministrazione marittima della Repubblica di Slovenia. Disegnata dall’Ufficio cartografico di Sua maestà britannica (si tratta dell’ufficio che disegna le carte marittime utilizzate da tutte le flotte del mondo) disegna, secondo la Slovenia, una sorta di peccato mortale: ossia segna il confine marittimo nel Golfo di Pirano come lo vorrebbe la Croazia e non tiene assolutamente conto del processo arbitrale in corso tra i due Paesi.

 

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Immediatamente allertato sulla situazione il ministro degli Esteri della Slovenia, Karl Erjavec ha risposto molto candidamente e diplomaticamente al quotidiano Delo di Lubiana che «le carte geografiche che vengono stampate in Gran Bretagna non hanno alcuna importanza. Chiunque può disegnare la sua carta e stabilire il suo confine marittimo, ma tutto ciò non ha alcun significato». L’Istituto idrografico della Gran Bretagna che pubblica tali carte è praticamente la Bibbia per tutti i naviganti e quindi anche per i pescatori croati che su tale cartografia si basano anche per pescare in quelle che Lubiana sostiene siano acque territoriali slovene. Confine delle quali la Slovenia da qualche anno non controlla più proprio per evitare scontri con la controparte croata in vista proprio della sentenza dell’arbitrato internazionale attesa per i primi mesi del 2017.

L’Istituto idrografico britannico sostiene di aver disegnato la propria carta basandosi su quelle principali editate da Italia, Slovenia e Croazia relativamente al Golfo di Trieste, di Pirano e la penisola di Salvore. Nella stessa carta è prevista la zona Vts, ossia il sistema internazionale per la sicurezza della navigazione di cui, unica nazione del Mediterraneo, la Slovenia non fa parte.

 

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Una veduta aerea del golfo di Pirano

 

«Abbiamo visto questa cartografia - racconta al Delo il direttore del movimento marittimo, Jadran Klinec - e abbiamo immediatamente attivato il ministero degli Affari esteri», il quale ha confermato di aver aperto un’indagine sulla questione. La situazione nel Golfo di Pirano è assolutamente critica da molti anni al punto che i pescatori sloveni cercano di non forzare la mano ed evitano, anche su consiglio delle forze di polizia marittima, le aree di pesca contese con la Croazia.

Ma come se non bastasse tale “gatta da pelare” il ministro degli Esteri sloveno, Karl Erjavec si trova di fronte anche alla volontà della Croazia di dare vita alla cosiddetta Zona economica esclusiva. Le autorità croate si richiamano, in materia, su precise disposizioni europee sulle quali vorrebbero proclamare la propria Zona esclusiva in Adriatico.

Posto che già alcuni anni or sono Zagabria si era fatta avanti con tale proposta incontrando il secco “no” in sede comunitaria sia di Slovenia che di Italia, il ministro Erjavec dichiara al Delo che «al momento non siamo ufficialmente informati di una simile decisione da parte delle autorità croate, se queste dovrebbero palesarsi prenderemo le contromisure sempre nell’alveo dell’Unione europea».

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