Golfo di Pirano, adesso Zagabria vuole che se ne occupi l’Onu

La Slovenia non nomina il suo rappresentante alla Corte arbitrale. Toccherà ora a Guillaume, presidente del tribunale, procedere alla scelta. Contenzioso destinato a durare ancora alcuni anni
Di Mauro Manzin
Il valico sloveno-croato in Istria
Il valico sloveno-croato in Istria

LUBIANA. Pirangate: la Slovenia ha deciso di non decidere. Dopo le dimissioni da rappresentante di Lubiana in seno alla Corte arbitrale relativa al contenzioso sui confini con la Croazia, stiamo parlando del giurista francese nonché presidente della Corte internazionale dell’Aja, Ronny Abraham, il governo sloveno riunitosi con i leader di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ha stabilito di non “utilizzare” il diritto di nomina di un nuovo rappresentante. La decisione quindi passa ora direttamente nelle mani del presidente della Corte arbitrale dell’Aja, Gilbert Guillaume, il quale, peraltro, deciderà anche chi sarà a rappresentare la Croazia in seno alla corte dopo le dimissioni del giudice di Zagabria e l’uscita unilaterale di Zagabria dal processo arbitrale stesso dopo la scoperta della soffiata fatta dalla “talpa” slovena sui presunti esiti della procedura che avrebbero dovuto essere resi noti solo in autunno.

Se Lubiana, dopo lo schiaffo delle dimissioni di Abraham, non va in cerca di nuove avventure, il governo croato chiude i battenti per ferie. Prima di raggiungere qualche assolata località sulla costa dalmata il ministro degli Esteri, Vesna Pusi„ ha fatto capire chiaramente che Zagabria mira a spostare l’arbitrato al più alto livello, ossia le Nazioni Unite, visto che il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon è anche il depositario dell’arbitrato stesso. Lo scopo croato è fin troppo chiaro: annullare il procedimento alla Corte arbitrale dell’Aja per legittima suspicione e rimandare tutto alla Corte internazionale. Questo ovviamente significa, come sottolineano anche alcuni media croati, un ulteriore allungamento della questione che potrebbe protrarsi ancora per alcuni anni.

Il ministro Pusi„ rincara poi la dose di polemica nei confronti della Slovenia sostenendo che quando la discussione sulla sentenza arbitrale era già iniziata, Lubiana, tramite il suo rappresentante, avrebbe illegalmente depositato nuovi documenti senza mettere a conoscenza di ciò la controparte croata. Alla domanda se conosce quali documenti sono stati surettiziamente depositati la Pusi„ risponde che «è impossibile saperlo», ma aggiunge subito dopo che questa azione ha «definitivamente ucciso il procedimento davanti alla Corte arbitrale».

Sul versante sloveno invece, il ministro degli Esteri, Karl Erjavec nell’illustrare lo stato della vicenda alla commissione esteri del Parlamento ha affermato che «l’arbitrato è lo strumento più appropriato per risolvere contenziosi confinari nei Balcani occidentali. Erjavec ha anche ribadito per l’ennesima volta che la la Croazia non può unilateralmente sottrarsi al giudizio della Corte arbitrale». Alla domanda: «E se lo facesse lo stesso», il capo della diplomazia slovena risponde deciso: «Ciò non avverrà» e conclude il suo intervento annunciando una vera e propria “offensiva” diplomatica di Lubiana tramite le ambasciate e i consolati sparsi nel mondo per spiegare la versione slovena del pasticciaccio. L’impressione è che, a questo punto, sia Lubiana che Zagabria navighino in alto mare.

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