Golf club di Padriciano 18 solchi nel “green” devastato dai cinghiali

Inutile la recinzione elettrificata, gli animali ci saltano oltre Il presidente: in un solo anno 13mila euro di danni
BRUNI TRIESTE 04 11 06 GOLF CLUB PADRICIANO
BRUNI TRIESTE 04 11 06 GOLF CLUB PADRICIANO

Saltano la recinzione elettrificata alta sino a 70 centimetri e poi iniziano a passeggiare nel verde, provocando danni su danni. Caprioli? No, cinghiali. Salterini, per l'esattezza. Maiali selvatici, croce e delizia della provincia triestina, sempre più protagonisti nel mondo dello sport locale. Dopo le arature registrate dal Cai nella pista di sci d'erba di Cattinara, i suinidi si sono manifestati al Golf club di Padriciano. Dalle racchette alle mazze, insomma. E così uno dei green più invidiati dell'intera regione è diventato, suo malgrado, teatro delle allegre scorribande di questi "ingombranti" mammiferi.

L'ultimo episodio risale a sabato scorso. Tredici solchi lunghi e profondi nel fairway - la parte più rasata del percorso che arriva sino alla bandierina del green - e altri cinque nel rough, ossia ai lati del fairway. Complessivamente diciotto colpi inferti al cuore del tappeto verde di Padriciano. Diciotto, lo stesso numero delle buche del Golf club carsolino: oltre al danno, la beffa. «Siamo stufi, dobbiamo trovare una soluzione: l'anno scorso abbiamo speso 13mila euro in manutenzione straordinaria a causa dei ricordi lasciati da questi animali, e posso già dire che la cifra sarà ben più alta per l'anno in corso», tuona il presidente Giuliano Roggero.

Le mirabolanti peripezie acrobatiche dei suinidi vengono raccontate dallo stesso numero uno del Golf club: «Avevamo una rete elettrificata anni fa, ma poi causa usura abbiamo dovuto sostituirla con una nuova, come suggeritoci anche dalla Provincia, che doveva essere più efficace. E invece niente. I cinghiali, per non prendere la scossa, saltano la recinzione. Anche di giorno». E proprio alla luce del sole è accaduto un episodio tragicomico. Un socio del club intento a rilassarsi con una bella partita di golf si è ritrovato davanti una bella famigliola di cinghiali. Risultato? In preda al panico ha preferito trovare rifugio sopra un albero. «Di giorno capita di vedere il papà assieme ai cuccioli e un po' più distante la madre che controlla che non vi siano intrusi, anche se gli intrusi sono loro...», evidenzia Roggero. Il presidente racconta poi come anche i frequentatori della zona est del Carso triestino non diano certo una mano al club. «Secondo la regola "Il Carso è di tutti" ci siamo trovati più volte qualche scherzetto da parte di qualche passeggiatore». Ossia? «Ossia le reti divelte, soprattutto quelle basse che impediscono l'entrata dei cuccioli».

Fagiani, lepri e caprioli in origine. Ora la nuova frontiera dei cinghiali. Ma che fare? Roggero preannuncia che dopo gli ultimi assalti chiederà aiuto alla Provincia: «Purtroppo non navighiamo nell'oro e quindi chiederò che ci copra almeno parzialmente le spese per effettuare una recinzione alta e solida di tutto il perimetro (circa 12 chilometri, ndr), perché ritengo che questa sia l'unica soluzione percorribile, auspicando che la Soprintendenza ai Beni paesaggistici non ci metta dei veti».

Chiamato indirettamente in causa, l'assessore provinciale allo Sport e all'Agricoltura, fauna e flora Igor Dolenc spiega: «In attesa di una segnalazione ufficiale da parte del Golf club, devo ricordare che per i danni causati dai cinghiali la Provincia fornisce per legge un indennizzo in base a quanto arriva dalla Regione ma con priorità al mondo dell'agricoltura. L'idea di recintare la zona credo comporterebbe un costo molto ingente. Ritengo sia preferibile appurare se il pastore elettrico, ossia la recinzione elettrificata installata dal club, corrisponda a quella suggerita dalla Provincia».

Intanto il lavoro extra per i manutentori del prato verde non manca. E Roggero, per arginare le spese, lancia la proposta: «Se qualche lavoratore socialmente utile potesse venire a darci una mano... sarebbe il benvenuto».

Riccardo Tosques

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