Golf bloccato a Ragusa. La società chiede un maxi risarcimento

Ritirati i permessi per la costruzione di un resort con green E gli investitori ora vogliono da Zagabria 500 milioni di euro
RAGUSA (DUBROVNIK). Dopo quello aperto a suo tempo con la Slovenia, sulla Croazia incombre ora un altro arbitrato. L’oggetto stavolta non sono i confini, ma un progetto faraonico - parliamo di un esborso da un miliardo di euro - che Zagabria secondo l’investitore starebbe ostacolando arrecandogli così un fortissimo danno economico. Da qui la richiesta di un maxi risarcimento: la cifra in ballo è di 500 milioni di euro.


A riportare il caso è la Slobodna Dalmacija che cita Ivan Kusalić, rappresentante della “Razvoj golf”, società croata di progettazione nell’orbita della compagnia olandese Elitech B.V. Kusalić rende noto di avere inoltrato al Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative a investimenti - l’International centre for settlement of investment disputes - con sede a Washington la richiesta di arbitrato riguardante il progetto di un resort golfistico - un complesso che accanto ai campi vedrebbe la costruzione di strutture varie e centinaia di alloggi - sul Monte Sergio, alle spalle di Ragusa. Un complesso peraltro osteggiato dagli ambientalisti. «Finora - dice Kusalić - abbiamo speso 130 milioni di euro e non possiamo andare avanti a causa di lacune amministrative, ma anche della violazione da parte di Zagabria dell'accordo bilaterale con l'Olanda in materia di investimenti. Considerati i mezzi finora investiti e il mancato guadagno, la società olandese chiede il risarcimento danni di 500 milioni di euro».


Sul nodo è stato interpellato il ministero croato competente, quello dell’Energetica e della tutela dell’ambiente. Questa, in sintesi, la risposta giunta da Zagabria: nel 2013 il ministero ha giudicato accettabile lo studio relativo all’impatto ambientale del campo di golf sul Monte Sergio; tre anni più tardi però la relativa delibera è stata bocciata dal Tribunale amministrativo di Spalato, di modo che è stato disposto che la procedura fosse fatta ripartire dall’inizio tenendo in considerazione le disposizioni di legge e le regole della professione.


Come spiegato ancora da Ivan Kusalić, il tribunale ha dato disco rosso poiché nello studio di impatto ambientale non erano comprese due zone turistiche che però non rientrano nell’investimento. «Inizialmente - aggiunge Kusalić - avevamo inserito nello studio queste zone, che abbiamo poi espunto proprio su richiesta del ministero all’epoca guidato da Slaven Dobrović. E ora il tibunale per lo stesso motivo ha bocciato gli atti». Kusalić parla di «una situazione a dir poco paradossale. Ma il fatto ancora pià grave è che il 10 febbraio scorso il tribunale ha emanato la delibera sulla revoca del permesso di ubicazione ottenuta dall’investitore nel 2015, dicendo che in mancanza dello studio di impatto ambientale il permesso in questione deve venir revocato. Pertanto - conclude - l’intero iter procedurale andrebbe fatto ripartire».


C’è anche però l’altra faccia della medaglia. Il permesso edilizio è stato revocato perché nel fratempo gli ambientalisti avevano vinto il ricorso da loro inoltrato. Va detto anche che il progetto non piace a una parte dei ragusei, non a causa del campo di golf ma per la progettata costruzione di 250 ville e 400 appartamenti a uso turistico.


Insomma, una colata di cemento nell’oasi verde dell’altura sopra la città. E fra i residenti di Ragusa c’è anche chi propone di indire un referendum popolare.
(p.r.)


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