Gli “svuotacantine”: gli stranieri comprano da noi mobili e arredi

Aldo Schillani è uno “svuotacantine”. La gente che ha un mobile o degli oggetti vecchi di cui liberarsi lo chiama e lui gratuitamente porta via ogni ben di Dio. «Se un tempo svuotavo intere...
Lasorte Trieste 16/08/2006 - Incendio Via Lago 10
Lasorte Trieste 16/08/2006 - Incendio Via Lago 10

Aldo Schillani è uno “svuotacantine”. La gente che ha un mobile o degli oggetti vecchi di cui liberarsi lo chiama e lui gratuitamente porta via ogni ben di Dio. «Se un tempo svuotavo intere abitazioni o vecchie soffitte magari a caccia di qualche piccolo tesoro da rivendere, – racconta – oggi mi ritrovo gente che ci chiama nella speranza di vedersi pagare qualche cosa per dei ferrivecchi o dei mobili che non hanno alcun valore».

La crisi insomma si annusa anche svuotando le vecchie case delle nonne o delle zie. «Negli anni si sono già venduti tutto e alla fine non restano che poche cose di nessun valore – valuta l’artigiano – la gente spera di ricavare qualche euro da qualsiasi cosa. Mi propongono scolapasta in plastica, vecchie tovaglie anni Settanta, porta vasi acquistati nei grandi magazzini».

Ma una richiesta che sta emergendo anche tra chi opera in questo settore è quella di acquisto di mobili usati. «Ho molta gente, soprattutto straniera- spiega - che mi contatta per sapere se riesco a recuperare una vecchia cucina, un letto, materassi o magari una lavatrice di seconda mano. In pochi ormai si possono permettere l’arredamento nuovo»

E poi c’è chi ha una vecchia cassa panca e cerca di barattarla con una cucina a gas. «E si – riferisce Sergio Pilutti, un altro traslocatore che tratta anche la compravendita di mobili e elettrodomestici usati – alcuni mi offrono un mobile in cambio di un elettrodomestico o di qualche accessorio. Ad esempio, - precisa – la scorsa settimana io avevo in magazzino un fasciatoio per neonati e l’ho ceduto ad una famiglia in cambio di una somma simbolica e di una piccola angoliera che sicuramente riuscirò a rivendere».

Il principio è fare a meno del denaro liquido (almeno in parte) per mettere a disposizione i beni materiali. Nell’anno della crisi torna di moda il più antico scambio commerciale faccia a faccia, ma i tempi cambiano, e tutto si adegua. E la piazza dove barattare i propri averi è il web ma pure i mercatini dell’usato che, oltre attorno al palazzo del Municipio e nel ghetto a Trieste, si organizzano anche nel resto della regione. Le bancarelle allestite vendono di tutto: dai giocattoli nuovi e “lavati” per bambini molto piccoli, tipo pupazzi che suonano o da attaccare ai passeggini, alle catene per varie misure di gomme, alle borsette vintage. E poi abbigliamento, libri, accessori per la cucina e altri oggetti che con l’antiquariato non hanno nulla a che vedere. E se il momento di difficoltà colpisce sempre più cittadini, a risentire di più degli effetti della crisi sono soprattutto le famiglie dove di bocche da sfamare ce ne sono parecchie. Lo scambio tra le mamme di passeggini, lettini scarpe e vestiti per bambini è ormai all’ordine del giorno. In pochi si possono permettere di acquistare un intero guardaroba nuovo che nell’arco di pochi mesi, con la crescita del piccino, diventa immettibile. In città si stanno poi moltiplicando i piccoli laboratori che riparano elettrodomestici ma pure biciclette, giocattoli e abiti. «Riparo frigo, tivù e biciclette. Portamenti anziché buttarli via e ricomprarli nuovi», si legge in un annuncio pubblicato a Trieste.

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