Gli studenti bosniaci che hanno detto no alle classi separate in base all’etnia
SARAJEVO Hanno protestato con i loro striscioni, alzando le mani al cielo contro una legge in qualche modo razzista. La norma imponeva percorsi di insegnamento e libri di testo separati per gli studenti bosniaci di Jajce. E loro si sono ribellati. L'Osce ha così deciso di assegnare a quei ragazzi un premio internazionale. Un riconoscimento per chi, inscenando a più riprese la protesta, è così riuscito a fermare la proposta di segregazione etnica di una scuola nella città.
Il premio Max van der Stoel dell'Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, è stato consegnato giorni fa all'Aja al gruppo di alunni che ha deciso di attuare la protesta nel 2016 e nel 2017. «L'educazione dovrebbe guardare al futuro, non al passato, e quel desiderio era il nostro movente», ha detto Alja Vrebac, un ex allievo della scuola secondaria di Jajce, nel corso della cerimonia di premiazione.
Lamberto Zannier, l'Alto commissario dell'Osce per le minoranze nazionali, ha dichiarato da parte sua che la comunità internazionale dovrebbe sostenere simili iniziative più spesso: «Continueremo a supportarli. Questo premio è un atto simbolico, ma il risultato che» questi ragazzi «hanno ottenuto è notevole e stimolante per i giovani di tutto il mondo», ha detto Zannier, riportato dal portale Balkan Insight.
Gli studenti di Jajce, come si accennava, sono riusciti a costringere le autorità a rinunciare alla proposta di divisione etnica della scuola. Il governo del Cantone centrale bosniaco intendeva separare gli alunni e istituire una nuova scuola, in modo da far studiare i ragazzi bosniaci secondo il programma bosniaco e i croati secondo quello croato. «Tre popoli costituenti (bosniaci, croati e serbi ndr.) vivono nel nostro Paese, ed è sbagliato che ci vengano insegnate solo le nostre differenze. Credo che insieme invece possiamo ottenere molto di più», ha detto ancora Vrebec.
Secondo la legislazione bosniaca, infatti, gli studenti hanno il diritto di essere educati nella propria lingua e di apprendere letteratura, storia, geografia, musica e arte secondo un corso di studi specificamente progettato per ciascun gruppo etnico, anche se in effetti le loro lingue - bosniaco, serbo e croato - sono molto simili.
Alcune scuole in Bosnia ed Erzegovina gestiscono un modello di "due scuole sotto lo stesso tetto", in cui gli studenti bosniaci e croati frequentano lo stesso istituto, ma sono tenuti separati l'uno dall'altro e imparano da diversi libri di testo; ma ci sono anche casi in cui vengono create scuole completamente separate per dividere le etnie in gruppi. Esistono ancora trenta istituti scolastici che usano il modello "due scuole sotto lo stesso tetto" nel Paese, nonostante le critiche più volte lanciate a questo sistema sia a livello nazionale che dalla comunità internazionale.
Il premio biennale Max van der Stoel, che dalla sua istituzione riconosce «risultati straordinari nel miglioramento della posizione delle minoranze nazionali» all’interno dei poco meno di sessanta Stati membri dell'Osce ed è organizzato dall'Alto Commissario Osce per le minoranze nazionali e il governo olandese, ha in dotazione un riconoscimento del valore di 50.000 euro. Il premio var der Stoel prende il nome dall’importante statista olandese che è stato il primo Alto Commissario dell'Osce per le minoranze nazionali.
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