Gli studenti all’Università di Trieste: brava, sette più
Gli studenti giudicano l’Università e le danno un po’ più della sufficienza, la media nei 15 quesiti che compongono il nuovo questionario sull’autovalutazione è tra 7 e 7,9, con due sole voci che superano l’8. Il maggior gradimento va al rispetto degli orari di svolgimento dell’attività didattica (8,46) e alla effettiva reperibilità dei docenti per ottenere chiarimenti e spiegazioni (8,35), voti che rappresentano il 94% e 96% di risposte con punteggio pari o superiore alla sufficienza. Il voto più basso va al “carico di lavoro”, se accettabile o meno, che riceve un 7,04 (lo trovano accettabile i tre quarti degli iscritti, il 20% dà valutazione negativa).
Ma in questa classifica generale che soppesa ben 1681 attività didattiche del 2012-2013 si celano differenze abbastanza sostanziali, perché scrutando grafici e tabelle si trovano anche singoli corsi che, per organizzazione o altre cose, si beccano un bel 3, e altri che superano di gran lunga il 9. In definitiva conta anche che il 90,3% degli studenti dell’ateneo triestino si sia dichiarato “interessato” all’argomento che studia, e l’83% complessivamente “soddisfatto” dell’insegnamento.
È una fotografia non solo più dettagliata, ma anche, in parte “crittata” quella che, in corso già dal 2002-2003, debutta in forma nuova, anche se lo schema di domande è attivo per il terzo anno e include pure un questionario per docenti. Il nuovo sistema di valutazione statistica della didattica si chiama Sis-Valdidat, è realizzato dal Dipartimento di statistica dell’Università di Firenze ed è già in uso in altre università italiane.
Il precedente sistema, gestito attraverso il consorzio Almalaurea e le sue agenzie informatiche, era finito sotto accusa perché (lamentavano i docenti) sembrava “sbattere in prima pagina” risultati anche negativi senza che fossero messi in chiaro i parametri di riferimento. Ecco che adesso la protezione del docente arriva. Con questo processo, che peraltro rende conto di tutti i risultati generali e specifici, certe informazioni sono ad accesso riservato, salvo che per rettore, capi di dipartimento, Nucleo di valutazione e altri responsabili. Ogni docente può entrare nel sistema con le credenziali di ateneo e può scoprire maggiori dettagli sul giudizio degli allievi, anche se decide di “difendere” i dati dalla pubblica visione, come gli consente la legge sulla privacy.
Le domande sono appunto 15, dal carico di lavoro all’organizzazione degli esami, dalla reperibilità del docenti alla qualità delle aule, all’utilità delle attività didattiche integrative. Si chiede se le modalità d’esame sono state definite in modo chiaro, se il materiale didattico è adeguato allo studio della materia, se sono adeguati laboratori e luoghi per seminari ed esercitazioni, ma anche se il docente stimola a sufficienza l’interesse degli allievi, e se espone in modo chiaro. Per quest’ultima domanda vince la classifica il Dipartimento di studi umanistici con 8, ma tutti gli altri raggruppamenti di materie non vanno male, perché stanno solo qualche decimo di punto sotto, col Dipartimento di Fisica più basso al 7,5. Dipartimento però che supera in “soddisfazione” la media dell’ateneo, per orari, qualità delle aule, materiale didattico, laboratori, capacità dei docenti di stimolare gli studenti. Stanno sopra la media anche Scienze della vita e Scienze chimiche e farmaceutiche (che sfiora il 9 per organizzazione e utilità degli insegnamenti integrativi e ottiene un bell’8 per la qualità delle aule). E svetta Matematica e geoscienze, per qualità complessiva.
Chi si trova in situazioni più critiche è il dipartimento di Ingegneria e architettura. Gli studenti mugugnano, il settore ha risultati inferiori alla media complessiva su quasi tutto e mette in fila molti 6 (o decimi inferiori comunque al 7), per il carico di lavoro, le aule, l’organizzazione degli esami. A Scienze mediche e della salute, che tiene la media buona di ateneo, ci si lamenta però del rispetto degli orari, della qualità delle aule e del “carico di lavoro rispetto ai crediti ottenuti”. Guardando ancora più in dettaglio, e corso per corso, si vede bene quanti singoli insegnamenti non siano stati valutati, per carenza di risposta da parte degli studenti, o perché frequentati da troppo pochi, dunque per avere una fotografia ancora più realistica questa “autovalutazione” ha ancora un po’ di strada da fare.
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