Gli spedizionieri alzano la voce «Basta con le attese in porto»
Massimo Greco
Il circuito strada-porto rischia il collasso. Nel pomeriggio di giovedì due ore di colloquio con Mario Sommariva, segretario generale dell’Autorità, per tentare di convincerlo che attese di sette ore ai varchi sono insostenibili per l’intero sistema portuale (dalla banchina all’autotrasporto) e che, dopo quasi quattro anni di vana attesa, è ora di passare dalle dichiarazioni ai fatti.
Stefano Visintin, presidente degli spedizionieri triestini, prende l’iniziativa a nome della sua categoria, in sostanziale intesa con le posizioni espresse dalla Fai e da Confartigianato. Lo scorso 20 marzo ha mandato una lettera a D’Agostino e a Sommariva, al direttore interregionale delle Dogane Davide Bellosi, al direttore delle Dogane triestine Lucia Napolitano, scandendo i vari problemi che dal maggio 2016 vengono fatti presente alle pubbliche amministrazioni competenti. «Inadeguatezza e farraginosità» dell’organizzazione ai varchi di accesso; le Dogane non sono «in grado di garantire l’appuramento delle dichiarazioni di esportazione in tempo utile»; «irrisolta» l’attuazione delle procedure relative allo spostamento delle merci tra i punti franchi portuali.
Nell’arco di un quadriennio le proposte di spedizionieri e autotrasportatori - osserva Visintin - «non sono sfociate in provvedimenti concreti»: adesso la situazione è addirittura peggiorata in seguito all’emergenza coronavirus, così da «rendere non sostenibile il mantenimento dell’operatività delle nostre imprese». Criticità gravi, illustrate anche a voce durante il confronto dell’altro giorno con Sommariva.
Criticità riprese nuovamente da Confartigianato, che, insieme a Fai, aveva co-firmato una prima allarmata missiva ad Autorità, Dogane, Guardia di finanza. Il segretario generale Enrico Eva rileva polemicamente di «essere ancora in attesa di una risposta da parte dell’Autorità». «Il vertice portuale - sottolinea il dirigente confartigianale - dovrebbe ricordare che i collegamenti da/per il porto non sono soltanto ferroviari ma che, soprattutto nel breve-medio raggio, la gomma resta il vettore principale». «Le aziende non scioperano per senso di responsabilità, di cui però non è lecito abusare», conclude Eva secco secco.
Artigiani e Federazione autotrasportatori avevano scritto in data 19 marzo, lamentando l’appesantimento dei tempi entrata/uscita dal porto. Attese medie pari a tre ore, con punte fino a sette ore; confusione tra camion turchi e italiani, dalle differenti esigenze documentali; in particolare le giornate infrasettimanali divengono al Varco IV (Molo Settimo) imbuti infernali.
Nel dicembre 2018 sembrava si fosse raggiunto, con la mediazione della Prefettura, un accordo operativo che avrebbe reso più fluido il transito: nuova cabina di controllo documenti e quattro corsie lungo le quali incanalare e diversificare l’incolonnamento. Ma quattordici mesi - evidenzia il mondo dell’autotrasporto - sono trascorsi da quell’intesa senza che fosse conseguito alcun risultato a beneficio della categoria. —
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