Gli sfuma il vitalizio per soli 16 giorni: perde 120mila euro

Il triestino Fortuna Drossi, 60 anni a marzo, è il più sfortunato tra tutti gli ex. «Non posso farci nulla, succede. Ma lasciatemi almeno dire: “Che sfiga”»
Uberto Fortuna Drossi
Uberto Fortuna Drossi

TRIESTE. «Che sfiga». Uberto Fortuna Drossi la prende perfino bene davanti a un biglietto della lotteria vincente che scivola nel tritacarte. «Non so che farci, succede». A lui succede che per una virgola, 16 giorni di una vita lunga 60 anni, il vitalizio regionale si allontana di un lustro. La bellezza di quasi 120mila euro lordi che vanno in fumo.

Una beffa doppia per chi è entrato in politica in funzione anti-Casta. Mentre la Casta incassa da anni, il Cittadino Fortuna Drossi, una legislatura in piazza Oberdan, si vede rimandare di 5 anni la pensione regionale. Avrebbe dovuto ritirare il primo assegno da circa 2mila euro lordi tra un mese (il 16 marzo l’ex consigliere festeggerà i 60 anni), ma il primo marzo, dopo la pubblicazione sul Bur, entra in vigore la legge dello scorso 5 febbraio, quella che, oltre al prelievo triennale sugli importi, alza da 60 a 65 anni l’età del vitalizio. «Le disposizione di cui all’articolo 2 trovano applicazione a decorrere dal primo giorno del mese successivo a quello di entrata in vigore della presente legge», è il burocratese che impedisce a Fortuna Drossi di ricevere la pensione tra poche settimane.

Tutto rimandato al 2020 dato che, con un solo mandato alle spalle, non c’è alcuna possibilità di anticipo a 60 anni (la legge, con una penalizzazione, lo consente solo a chi di mandati ne ha fatti almeno due). Il “win for life” sfuma dunque per pochissimi giorni, se ne riparla tra un bel po’, ma Fortuna Drossi non sbatte la testa: «Non avevo mai preventivato di mettermi in pensione, lavorerò fino all’ultimo giorno di vita. L’unica cosa che non comprendo è perché il privilegio dell’anticipo è consentito a chi ha fatto due mandati, quasi che abbia affrontato maggiori sacrifici».

Eletto con 1.174 preferenze nella lista dei Cittadini per il presidente, in aula dal 2003 al 2008, il libero professionista nato a Gorizia il 16 marzo 1955 si prestò alla politica prima in Comune di Trieste (assessore ai lavori pubblici dal 1995 al 2000), quindi in Regione al via dell’era Illy.

Lasciato il Consiglio, racconta, ha svolto l’attività di project manager, impegnato in particolare nella realizzazione di un resort per salute e benessere in Friuli, a Villaverde di Fagagna, oltre che in alcune start-up, ma ha anche tentato nel 2011 la scalata al Comune di Trieste da candidato sindaco della civica “Città metropolitana”. «La politica è una passione che è rimasta, continuo a dire “mai dire mai”».

Quello di Fortuna Drossi, che al momento non manifesta l’intenzione di farsi restituire le trattenute che sono servite per costruire il vitalizio (come hanno fatto sin qui 55 ex consiglieri, di cui 18 nell’ultimo anno, visto l’avvicinarsi della norma taglia-vitalizi), non è l’unico caso di eletti classe 1955. C’è Daniele Galasso (60 anni il prossimo 3 giugno) che, grazie all’anticipo, la pensione pubblica (3.555 euro lordi al mese) la prende già. Così come Nevio Alzetta (compleanno il 21 novembre, 2.962 euro). Mentre Mirio Bolzan (nato il 29 settembre 1955) ha chiesto indietro le trattenute. In pista anche Riccardo Illy (24 settembre 1955), che avrebbe optato pure lui per la restituzione delle quote versate, e Giorgio Baiutti (8 dicembre 1955), dipendente regionale con incarico di capo di gabinetto della presidenza del Consiglio, che fa sapere: «Avrei potuto anticipare l’assegno l’anno scorso, ma non ho ritenuto di farlo».

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