Gli scienziati di Trieste: «In Friuli Venezia Giulia il picco sarà tra due settimane. Le zone rosse sono arrivate tardi»

TRIESTE Da giugno 2020 è uno sforzo collettivo di fare chiarezza sull’andamento della pandemia. Ha il nome di Pillole di ottimismo, un blog che riunisce immunologi, virologi, scienziati, medici, avvocati, psicologi, comunicatori. I più noti sono Guido Silvestri, ordinario di Patologia Generale alla Emory University di Atlanta, e Paolo Spada, chirurgo vascolare all'Humanitas Research Hospital di Milano, il volto “pubblico” dell’iniziativa, con una seguitissima pagina Facebook che aggiorna quotidianamente ogni aspetto statistico dell’emergenza sanitaria. Prendendo anche posizioni scomode – per esempio sulle misure restrittive in ritardo rispetto al trend della curva –, ma motivandole con numeri e grafici, come spiega Clementina Sasso, astrofisica napoletana che a sua volta dà un contributo a Pillole di ottimismo.
Si può essere ottimisti davanti a una tale emergenza?
«Non ci sediamo sulla sedia aspettando che le cose migliorino. Siamo ottimisti perché abbiamo fiducia nella scienza, l’unica via che ci potrà portare fuori da questa situazione. L’avvento dei vaccini a un solo anno dall’inizio della pandemia ne è una straordinaria dimostrazione».
Possiamo definire quanto sta accadendo una terza ondata o è la prosecuzione di una seconda mai finita?
«Se la chiamiamo terza dobbiamo comunque evidenziare che è diversa dalle altre. Se la seconda è nata dopo che la prima aveva ridotto la sua incidenza quasi a zero, la terza è partita da un plateau a livello nazionale di 140 casi settimanali ogni 100.000 abitanti, ma ora che è salita attorno a 260-270 sta iniziando a scendere».
Prima del previsto?
«Prima anche perché si tratta di un virus stagionale, che si manifesta maggiormente nel periodo invernale».
Il Friuli Venezia Giulia, da giorni, ha l’incidenza più alta d’Italia, ma la curva si sta appiattendo. Quando è possibile prevedere l’inversione e la discesa?
«Sono previsioni che lasciano spesso il tempo che trovano perché dipendono da molti fattori. Ma, anche alla luce di quanto accaduto nella primavera scorsa, si può ipotizzare che servano una quindicina di giorni».
Tempi lunghi. Si pagano troppe settimane in giallo?
«Meglio andare cauti nel valutare il peso dei colori perché le evidenze scientifiche sugli effetti delle restrizioni non sono chiare. Di certo, come già altre volte, la curva cambia atteggiamento prima che le misure possano incidere».
Servono dunque a poco?
«Quanto possono influire non lo sappiamo, per quanto sia evidente che, se ci sono meno persone in giro, il virus ha meno possibilità di diffondersi. Ma quel che è sicuro è che le misure arrivano in ritardo, quando ormai tutto è andato in affanno. Arancione e rosso in Fvg sono stati introdotti con una curva sì in salita, ma che stava già rallentando».
Potranno almeno velocizzarne la discesa?
«Può essere. Ma, visto che non abbiamo certezze su questo, meglio sarebbe adottare le restrizioni solo dove è necessario. Se può essere difficile farlo nei comuni, lo si dovrebbe fare nelle province anziché nelle regioni. È una posizione che portiamo avanti da sempre sollecitando anche il potenziamento della medicina territoriale, all’incremento del personale ospedaliero, a un migliore tracciamento dei positivi».
In Fvg c’è il caso della provincia di Pordenone, in rosso senza averne i numeri. Una contraddizione?
«Lì dove il contagio non è esploso, il rosso è senz’altro eccessivo. Si deve necessariamente trovare l’equilibrio tra i due scogli: da una parte il virus, dall’altra la tenuta del sistema economico e della psicologia delle persone».
Quanti giorni si perdono nell’attesa dell’Rt, l’indice di contagio?
«Due settimane. Tempo che si potrebbe utilizzare appunto per intervenire in maniera mirata lì dove sale la curva».
Nulla di nuovo con il governo Draghi?
«Il parametro dei 250 casi settimanali ogni 100.000 abitanti per il passaggio in zona rossa è almeno più tempestivo. Ma si continua a non differenziare le misure tra le province».
Servono più gli ingegneri dei virologi?
«Entrambi. Come facciamo in Pillole di ottimismo, si dovrebbe guardare la pandemia da tutti i lati».
Quando vedremo l’effetto vaccini?
«La campagna sta procedendo lentamente. Se ci sarà un’accelerazione, dovremo attendere l’inizio dell’estate». —
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