Gli operatori: «In Porto Vecchio il Punto Franco non serve più»
«In Porto Vecchio non ci serve proprio. Fate bene a spostarlo in aree dove potrebbe esserci molto più utile». Questo si sono sentiti dire ieri del Punto Franco il sindaco Roberto Cosolini e l’assessore all’Organizzazione Roberto Treu nel corso dell’incontro con gli operatori portuali. Una posizione che, in contrasto con il passato, si stava già delineando negli ultimi mesi, ma che ora è totalmente chiara. Alla riunione sono intervenuti oltre al presidente di Confindustria Venezia Giulia Sergio Razeto, i terminalisti Fabrizio Zerbini, Francesco Parisi e Enrico Samer con il segretario dell’associazione Ampelio Zanzottera e i presidenti degli spedizionieri Stefano Visintin e degli agenti Pietro Busan. Come ubicazioni alternative per l’area franca sono stati ipotizzati il terminal intermodale di Fernetti, la zona di Prosecco dove recentemente l’Authority ha rilevato alcune strutture e soprattutto alcune aree del Porto nuovo quali la Piattaforma logistica, la banchina della Ferriera, il nuovo terminal traghetti all’ex Aquila.
«Per scegliere in via definitiva le nuove collocazioni faremo una riunione con un gruppo tecnico ad hoc - specifica il sindaco - assieme anche al nuovo commissario dell’Autorità portuale». La mancata nomina di quest’ultimo però sta bloccando anche tutta la questione Porto Vecchio che con l’emendamento sulla sdemanializzazione di Francesco Russo aveva preso un’inattesa accelerata. «I primi provvedimenti da prendere in quest’ambito - aggiunge Cosolini - sono la delimitazione delle aree di costa che devono rimanere Demanio marittimo e l’individuazione delle zone dove spostare il Punto Franco, operazioni evidentemente impossibili senza il nuovo responsabile della Torre del Lloyd».
Amministrazione comunale, imprenditori e operatori portuali hanno fatto fronte comune per denunciare congiuntamente l’assurdo prolungamento di una procedura, per l’avvicendamento al vertice dell’Autorità portuale, partita a metà ottobre con l’indicazione dei primi nomi della terna e che si sta protraendo da quattro mesi. L’assenza di governance (presidente in prorogatio, segretario generale vacante, dirigenti mandati in ferie) sta mettendo in stallo tutte le iniziative per favorire lo sviluppo dei traffici.
Gli operatori hanno denunciato il blocco di tutti i potenziamenti infrastrutturali in particolare sul Molo Settimo e il Molo Sesto, la persistenza dei colli di bottiglia lungo l’asse ferroviario della Pontebbana, la lentezza con cui procede la privatizzazione di Adriafer (lunedì, come riferiamo sotto, sono state appena aperte le buste delle manifestazioni di interesse) con la conseguente persistenza della penalizzante doppia manovra ferroviaria. Ma hanno anche posto l’accento sul quella che sta divenendo la cronica assenza di un efficace operazione di marketing dello scalo triestino sui mercati internazionali.
Come se non bastasse, la vacatio ai vertici dell’Authority impedisce ogni possibilità di interlocuzione con gli organismi della Commissione europea riguardo alla procedura di preinfrazione, per il momento ferma alla richiesta di informazioni al governo italiano, riguardo alle procedure seguite per il rinnovo delle concessioni a Trieste marine terminal per il terminal container sul Molo Settimo, alla Siot per il terminal marino dell’oleodotto e per quella data a Teseco relativamente al Terminal traghetti nell’area dell’ex Aquila. In base alle obiezioni segnalate la stessa Autorità portuale ha inteso anche non stipulare la concessione trentennale a Siderurgica Triestina per quanto concerne la banchina della Ferriera, ma rilasciare soltanto brevi concessioni provvisorie.
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