Gli hacker rubano 70 milioni in bitcoin
LUBIANA. Colpo grosso in Slovenia. Gli hacker sono entrati nel sistema informatico della società NiceHash, che si occupa della gestione delle cosiddette criptovalute, e sono riusciti a sottrarre circa 4.700 bitcoin per un valore approssimativo pari a 70 milioni di euro. La società ha confermato il furto e la polizia slovena sta indagando con l’aiuto dei colleghi di altri Paesi.
I primi sospetti, come scrive il Dnevnik di Lubiana, che qualcosa non andasse nel verso giusto si sono avuti mercoledì scorso quando il sito web della NiceHash, il cui direttore è Marko Kobal e che ha sede nel parco tecnologico di Lubiana, era irraggiungibile. Per asseriti “motivi tecnici”, però, la pagina sarebbe stata irraggiungibile già lo scorso 2 dicembre, fatto che si è ripetuto anche nei giorni successivi ufficialmente «per una annunciata manutenzione del sito». Quando l’ultimo black-out si è protratto per diverse ore senza nessuna giustifcazione, allora sono iniziati i sospetti da parte di coloro i quali hanno affidato la gestione del proprio patrimonio in bitcoin proprio alla NiceHash.
Sospetti che sono diventati una bruttissima realtà quando alcuni speculatori di bitcoin si sono visti cancellati i propri conti custoditi dalla NiceHash la quale prima ha giustificato le sospette irregolarità, nuovamente, come una normale manutenzione per “pulire” il proprio sito web, ma poco dopo, di fronte all’evidenza, ha ammesso di essere stata oggetto di un attacco di hacker e di stare analizzando come ciò possa essere accaduto.
NiceHash ha quindi comunicato che la propria pagina web non sarà raggiungibile per ventiquattro ore ammettendo finalmente che dal proprio “salvadanaio” è stato rubato il contenuto in bitcoin. I ladri telematici avrebbero trasferito la somma rubata prima su un indirizzo web e successivamente l’avrebbero suddivisa su diversi conti. Ufficialmente la società non ha chiarito l’entità dei bitcoin rubati, ma il responsabile del marketing Andrej P. Škraba ha successivamente spiegato alla Reuters che sono stati sottratti alla NiceHash circa 4.700 bitcoin che al momento dell’annuncio valevano 56 milioni di euro, ma successivamente il valore della criptovaluta è schizzato alle stelle al punto che il danno potrebbe sfiorare i 70 milioni di euro.
Si tratta del più grande furto mai perpetrato in Slovenia, seguito solamente da quello, operato pure dagli hacker nel 2005, ai danni della Skb banca. Allora il bottino fu di 32 milioni di euro.
La pagina web di NiceHash è molto nota tra gli speculatori in bitcoin essendo una piattaforma molto semplice. In pratica la società è una sorta di bacino collettore in cui i singoli speculatori riversano i propri valori in criptovaluta e iniziano il proprio “gioco” speculativo (insomma una sorta di Borsa del denaro virtuale) e i loro guadagni vengono a loro volto investiti dalla stessa NiceHash.
Interessante è anche la visura relativa alla proprietà della società che opera in criptolvalute con sede, come detto, a Lubiana. Il 45% della NiceHash, infatti è nelle mani dell’azienda Bitorious con sede a Dornberk, piccolo centro della valle del Vipacco, mentre il restante 55% è controllato dalla H-Bit con sede a Orehova vas nei pressi di Maribor, proprietà di Martin Škorjanc. Ebbene il padre di quest’ultimo, Matjaž Škorjanc, noto anche con il suo nomignolo da hacker, Iserdo, il quale con i suoi attacchi a diversi sistemi informatici sparsi per il mondo ha “guadagnato” qualcosa come 114mila euro provocando però con le sue azioni pirata danni complessivi stimati in 3 milioni di euro. Con la collaborazione dell’Fbi statunitense la polizia slovena lo ha arrestato nel 2011 in Goriška ulica a Maribor. È stato processato e condannato in primo grado a a 4 anni e 10 mesi di carcere. La Cassazione, confermando le sentenze dei gradi minori lo ha ulteriormente condannato a pagare anche 25mila euro allo Stato.
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