Gli esuli ringraziano: «Tributo alla Foiba dalla portata globale»

Codarin: «Un percorso come quello tra tedeschi e francesi nelle terre di confine. Basta coi nostalgici della Jugoslavia». Dalla commissione mista italo slovena deve emergere chiarezza su quanto avvenuto sul confine orientale
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i rappresentanti degli esuli, Trieste, 13 luglio 2020. Ansa/Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica +++ No sales, editorial use only ++
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i rappresentanti degli esuli, Trieste, 13 luglio 2020. Ansa/Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica +++ No sales, editorial use only ++

TRIESTE. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha assicurato a Federesuli e Lega Nazionale il massimo impegno al fine di superare gli ultimi ostacoli per arrivare a una storia condivisa tra Italia e Slovenia. Un passaggio inserito all’interno di una giornata storica nel corso della quale è mancata però l’unità con l’Unione degli istriani che ha deciso di non partecipare a nessuno degli incontri parlando di «morti che si rivoltano nelle tombe».



Nel palazzo della Regioe, Mattarella, insieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha ascoltato gli interventi di Paolo Sardos Albertini presidente della Lega Nazionale, Antonio Ballarin, presidente di Federesuli, Renzo Codarin, alla guida dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Tito Sidari, presidente dell’Associazione degli italiani di Pola e dell’Istria, Franco Damiani di Vergada, Associazione dei dalmati nel mondo e David di Paolo Paolovich alla guida dell’Associazione delle comunità istriane. Assente giustificato il rappresentante dell’Associazione degli italiani di Fiume.



Tutti hanno ringraziato Mattarella per la giornata definita storica «vista la presenza a Basovizza, per la prima volta, del presidente di un paese dell’ex Jugoslavia. L’omaggio alla Foiba - hanno spiegato i rappresentanti degli esuli - è un omaggio a tutto il mondo e il riconoscimento della pulizia etnica ai danni degli italiani di Istria Fiume e Dalmazia da parte degli jugoslavi». «Lo scorso 10 febbraio, in occasione della giornata del Ricordo, avevo auspicato la visita delle autorità istituzionali di Slovenia e Croazia per ricordare insieme a noi le vittime del comunismo di Tito - ha ricordato Sardos Albertini - e la visita di Pahor realizza questo mio auspicio e spero possa seguire la visita del presidente croato».

Codarin ha aggiunto che l’obiettivo deve essere «un percorso come quello tra tedeschi e francesi nelle terre di confine. Basta con gli storici nostalgici della Jugoslavia i quali hanno rovinato i lavori della commissioni italo slovena. Vogliamo nuovi storici per avere libri di storia condivisi. Al presidente della Repubblica abbiamo portato i saluti di tutti gli esuli in Italia». Codarin ha sottolineato che «si possono avere obiezioni storiche sui fucilati del Tigr e sul Balkan: quello che hanno fatto i presidenti va oltre anche a questo».

Mattarella ha confermato l’impegno preso più volte per arrivare a chiudere ogni questione aperta partendo dalla commissione storica italo slovena dalla quale deve emergere chiarezza su quanto avvenuto sul confine orientale. Gli esuli hanno ricordato la necessità di poter commemorare anche nella vicina repubblica le vittime delle foibe con l’apposizione di tabelle multilingue. Poi il riconoscimento dei 164 beni ancora liberi e assegnanti dal trattato di Roma nel 1983 e la costituzione di una fondazione per la gestione dei fondi del trattato di Oslo con la restituzione del dovuto agli aventi diritto. Di Maio ha confermato un nuovo incontro a breve.

A margine non è mancato l’attacco per la scelta dell’Unione degli istriani di non essere presenti. «Ultimamente - spiega Ballarin - hanno assunto posizioni filo asburgiche e di rottura come se il presidente (Massimiliano Lacota, nda) avesse interessi ad avere un ruolo di “fuori dal coro”. Hanno deciso di arroccarsi su posizioni di retroguardia che nessuno nega, il giudizio sui fatti storici permane, però è una memoria di 100 anni fa e ora dobbiamo ragionare in prospettiva. Dobbiamo dire basta alla posizione degli esuli piagnoni, rancorosi e sempre perdenti». 


 

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