Gli eletti in regione sul treno per Roma con una valigia di dubbi e incognite
TRIESTE Chi sta tornando dalla Sicilia reduce da pochi giorni di vacanza, chi viene sorpreso al telefono mentre fa la valigia, chi si è fatto tutta la penisola in poche ore passando da una riunione all’altra. Tutti poco entusiasti della crisi d’agosto e incerti su cosa succederà dopo il discorso del primo ministro Conte. Sono i senatori eletti in Friuli Venezia Giulia, che stamattina partiranno alla volta di Roma, alcuni per essere poco più che spettatori, altri protagonisti delle strategie dei rispettivi partiti.
Quest’ultimo è il caso del capogruppo del M5s Stefano Patuanelli, reduce dal vertice toscano nella villa di Beppe Grillo, che domenica gli è costato la sveglia all’alba, un volo per Roma e la corsa in macchina verso la magione del padre fondatore, con ritorno nella capitale nella notte dopo aver chiuso definitivamente la porta a Matteo Salvini. Ieri Patuanelli si è concesso un altro tour de force: riunione congiunta dei gruppi parlamentari, riunione dei senatori, apparizione televisiva e summit dei leader pentastellati. Giusto il tempo per dire ai giornalisti che «il Movimento ribadirà la sua fiducia a Conte. Salvini ha aperto una crisi assurda, poi ci comunica che il suo telefono è sempre acceso e poi ricomincia a insultarci parlando di fantomatici accordi fra noi e Renzi».
Frase di prammatica, per chi dietro le quinte è fra i più attivi interlocutori del dialogo con il Pd, dove il vento è cambiato e le dichiarazioni pure. Giorni fa Tatjana Rojc aveva chiesto «il voto subito» ma, dopo la mediazione zingarettiana, arriva l’apertura a «un governo di grande respiro politico e temporale oppure è meglio andare a elezioni». La senatrice ha rimandato le ferie a fine agosto. Intanto sottolinea «la volontà della segreteria di tenere unito il partito e pensare al bene del Paese perché dobbiamo superare lo scoglio della finanziaria e restare agganciati all’Europa».
Visione opposta a quella dei leghisti, che a Roma arriveranno combattivi. Raffaella Marin ha passato il weekend in Toscana ed è «qui con la valigia in mano: non vedo l’ora di capire come andrà. Siamo pronti e Salvini non è sprovveduto. Accettiamo qualsiasi cosa arrivi da lui, mentre Pd e M5s fanno cose incredibili dopo essersi presi per il collo per anni. Che succederà? Io sono un semplice senatore: prima della seduta ci diranno come comportarci. Speriamo si voti, ma aspettiamo Mattarella, i trappoloni Pd-M5s, il macrocosmo internazionale che ci condiziona». Mario Pittoni è «rimasto a lavorare perché bisogna seguire il decreto salva precari della scuola». Il governo cade, ma «se c’è volontà politica il decreto va avanti». Poi la riflessione sulla crisi: «Può succedere di tutto. Grillo annuncia l’accordo col Pd e viene aggredito dai suoi sostenitori. Nel Pd si preoccupano solo di non andare a casa. Fantascienza. Matteo (Salvini, ndr) ha ottime ragioni per chiedere il voto, che è la strada maestra, ma c’è l’alternativa di rimettere in piedi un governo dei sì con il M5s».
Un discorso che il capogruppo di Fdi Luca Ciriani non vuol sentire. Mentre si sta imbarcando sul volo Palermo-Trieste, pronto a ripartire in mattinata per Roma, il patriota sottolinea «il comportamento prevedibile di Fdi: mentre si profila una maggioranza monstre di due partiti terrorizzati dal ritorno alle urne, noi non abbiamo nulla da chiedere e mercanteggiare. Vogliamo solo il ritorno al voto, nessuna alternativa di governo ma una nuova maggioranza unita da un programma e che duri cinque anni. Fatta da Lega e Fdi, poi vedremo se Forza Italia si chiarirà le idee».
Il berlusconiano Franco Dal Mas però non si scopre: «Molto dipenderà dalle parole di Conte. Lo scopriremo solo vivendo, ma stiamo assistendo a di tutto e di più, a cominciare da una crisi che in realtà non si è formalmente nemmeno aperta. In Fi ci sono punti di vista diversi, ma siamo concordi sul tenere la barra dritta rispetto alla situazione economica, sia chi freme per l’alleanza con la Lega, sia chi è più cauto. Cosa penso? Esiste anche la ritirata strategica come i russi con Napoleone: tempo e pazienza, perché la schizofrenia politica ha livelli elevatissimi. Salvini apre la crisi e poi propone Di Maio premier, Pd e M5s non ne parliamo neppure. Il cammino deve ripartire dal centrodestra unito, il problema semmai va posto alla Lega». —
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