Gli ambientalisti sloveni: «Linea ferroviaria bis Divaccia-Capodistria: in pericolo i torrenti»

Nel testo inviato anche alla Regione Fvg si sottolineano i rischi per l’ambiente: «Rosandra e Ospo prosciugati»
il torrente Rosandra
il torrente Rosandra

SAN DORLIGO Bloccare subito il progetto che prevede il raddoppio della linea ferroviaria Divaccia – Capodistria, la cui realizzazione «potrebbe comportare il totale prosciugamento dei torrenti Ospo e Rosandra». È questa la forte richiesta indirizzata in questi giorni da parte dei Verdi della Slovenia, affiancati da avvocati, tecnici dell’ambiente e gruppi spontanei di cittadini sempre sloveni, ai ministeri italiani competenti per le problematiche ambientali e infrastrutturali, al presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga e ai suoi assessori.

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La Val Rosandra in una foto di archivio


«Le conseguenze del progetto sloveno 2Tdk intrapreso dalla Repubblica di Slovenia, che prevede la seconda linea ferroviaria fra le due località slovene e che in due punti si avvicina al territorio italiano, arrivando in alcuni tratti a meno di 300 metri dalla frontiera – scrivono – non ha tenuto conto e non ha applicato la direttiva Vas dell’Unione europea. I progettisti inoltre – aggiungono – non hanno eseguito in modo opportuno la Valutazione di impatto ambientale, la cosiddetta Via, che deve invece tenere propriamente conto dell’incidenza della costruzione e dello scavo delle gallerie. Specialmente quest’ultimo intervento – precisano nel testo i firmatari – perforerà la falda acquifera di Beka, drenando le acque a sud di Crni Kal. Di conseguenza, i torrenti Ospo e Rosandra, che scorrono nel territorio italiano, si prosciugheranno, con gravi conseguenze sulla flora e la fauna della Riserva naturale della Val Rosandra e dei biotipi del fiume Ospo. Il non aver seguito la direttiva Vas – insistono – comporterà gravi danni di natura socio economica e ambientali per ampie parti del territorio italiano».

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Esaurita la parte critica, i firmatari del documento inviato alle competenti istituzioni italiane, suggeriscono anche il da farsi. Oltre a ribadire la necessità di «fermare il progetto», chiedono che si proceda con la «corretta attuazione dell’articolo 7 della direttiva Vas e dell’articolo 10 del protocollo Unece da parte della Repubblica di Slovenia» e di «prevedere un eventuale risarcimento da parte della Slovenia all’Italia per i danni ambientali, economici, sociali che potrebbero originarsi». Su questi argomenti i Verdi sloveni e coloro che li sostengono hanno già chiesto chiarimenti al governo di Lubiana sull’effettivo stato di attuazione della direttiva Vas, sulla Via e sulla corretta applicazione delle leggi slovene in riferimento al progetto 2Tdk.

Per sottolineare le loro ragioni, hanno predisposto un documento sullo stato di fatto e sulle conseguenze del progetto 2Tdk, sulle componenti ambientali, sociali ed economiche, e sui progetti alternativi esistenti all’opera in esame, redatto da ingegneri, scienziati, economisti e politici sloveni. —


 

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