Gli ambientalisti? «Esaltati guastafeste»
Guastafeste travestiti da indovini. Catastrofisti. Intransigenti. Populisti. Antiprogressisti. Millenaristi. Fanatici irrazionali...Di chi stiamo parlando? Degli ambientalisti, degli ecologisti, di quanti si battono per salvaguardare la natura e la salute dell’uomo in rapporto alla natura stessa. Questo almeno secondo le definizioni del filosofo e polemista francese . Pascal Bruckner, che lancia un attacco a tutto campo a quanti ritengono che il nostro pianeta sia ormai sull’orlo del collasso, e che sia quindi necessario darci tutti una regolata, diminuendo consumi e inquinamento, segnando più di un passo indietro rispetto al progresso scientifico, tecnologico ed economico che sta facendo rotolare la Terra verso la catastrofe. Sciocchezze, dice Bruckner nel suo ultimo, provocatorio e politicamente scorrettissimo libro, “Il fanatismo dell’Apocalisse” (Guanda, pagg. 229, euro 22,00, traduzione di Leila Beauté), dove il filosofo, demolendo le ragioni dell’ecologismo, porta avanti la tesi secondo la quale il destino dell’uomo è di essere sempre più umano, nel bene e nel male. Per cui al bando ogni atteggiamento antiprogressista, qui bisogna sì salvaguardare l’ambiente, ma continuare anzi a consumare, a produrre, a investire nella scienza e nella tecnologia. Dobbiamo stare sempre più bene, dice il filosofo esponente della Nuovelle Philosophie, altro che rinunce, perché, dice, «il discorso sul vuoto del consumismo è vuoto quanto ciò che denuncia», e in più «macchine, cellulari, schermi, vestiti, non sono affatto gadget, me espansioni di noi stessi». Al contrario, ciò che Bruckner definisce l’«ecologismo intransigente» ci condanna a un presente di terrore e di rinunce nel nome di un futuro di cui in realtà non sappiamo nulla. Sono loro, i seguaci di Latouche sempre con il dito puntato sull’uomo cattivo a fare veramente male all’uomo.
Insomma un vero e proprio attacco alle ragioni della decrescita e a tutto quanto gli ruota intorno. Mutamenti climatici? Ecatombe della biodiversità? Inquinamento? Aumento delle malattie degenerative? Che esagerazioni, dice Bruckner: «Come in una galleria di specchi, i sondaggi riflettono un’opinione creata dai media. L’angoscia è inoculata tramite la ripetizione degli stessi argomenti e si trasforma in un narcotico di cui non si può fare a meno». È una corsa a chi mette più paura, sostiene ancora Bruckner, riconducibile a uno schema già visto, quel millenarismo cattolico con contorno di pauperismo e culto della frugalità che, con buonapace di Papa Francesco, mette sotto accusa il già troppo tartassato Homo sapiens. Invece di cullarci in tanti terrori, insiste il polemista francese, dovremmo pensare a un «ecologismo audace» e a nuove invenzioni «in grado di fare colpo sul desiderio umano, generare stupore, sorpresa, condurre i popoli in un viaggio inedito». «Abbiamo bisogno - conclude la sua galoppata antiambientalista Bruckner - di pionieri, di esploratori, non di guastafeste travestiti da indovini».
È così? Davvero gli ecologisti combinano tanti danni? «Questo è puro negazionismo, non dissimile dalle posizioni di chi nega la Shoah», si trattiene a stento Fulco Pratesi, decano degli ambientalisti italiani, fondatore e presidente onorario del Wwf Italia. Senza mezzi termini Pratesi afferma che i pensatori come Bruckner «vanno messi a tacere». E spiega: «Qualche giorno fa è stato diramato il nuovo rapporto sui cambiamenti climatici della Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), un lavoro cui hanno partecipato 309 autori e coordinatori di 70 paesi, 436 ricercatori e 1729 revisori ed esperti governativi, e nel quale si dimostra come i cambianti climatici in atto vanno peggio di quanto si pensasse, e i loro effetti a breve aggraveranno i problemi che le società già hanno, come la povertà, le malattie, la violenza e l’immigrazione. Su quanti hanno lavorato al documento uno solo non lo ha firmato, dicendo che bisogna pensare piuttosto a fermare guerre e carestie, come se anche queste non dipendessero dalla salute del pianeta». «Bruckner - continua Pratesi - se la prende con gli ambientalisti-Cassandre? Bene, io sono uno di questi, e me ne vanto. Ricordo solo quanto andavo denunciando anni fa sull’inquinamento e i pericoli dell’Ilva di Taranto o sulla Centrale di Porto Tolle, inquinamento e pericoli che poi si sono puntualmente verificati». «Questi sono fatti - conclude Pratesi - e consumare di meno, ridurre gli sprechi è davvero il minimo che si può fare per evitare di distruggere il pianeta, altro che apocalittici».
«Se la colpa non è dell’uomo allora di chi è?», si chiede il teologo Vito Mancuso, tirato in ballo dalle posizioni critiche di Bruckner (educato in gioventù dai gesuiti) nei confronti di un certo cattolicesimo vicino ai «profeti della decomposizione». «In molte città della Cina - continua Mancuso - le persone fanno persino fatica a respirare per l’inquinamento, la forbice tra i più ricchi e i più poveri si allarga sempre di più in ossequio a un’economia che rincorre i fatturati, ogni giorno scompaiono specie animali e vegetali...è evidente una responsabilità dell’uomo in tutto ciò, con il corollario tutt’altro che trascurabile della crescita demografica, ed è altrettanto evidente che la via del cambiamento passa attraverso una decisa trasformazione morale, intellettuale e spirituale, quella che viene chiamata “metanoia” (dal greco metanoein, trasformazione profonda, ndr)». «Che poi - aggiunge Mancuso - ci siano ecologisti che osannano la natura in spregio della specie umana, anche questo non va bene».
«La parola decrescita -riflette il filosofo Pier Aldo Rovatti - sembra un pugno nello stomaco dato alla nostra idea-guida, crescita, su cui ogni giorno economisti e politici investono i loro discorsi, al punto che ha l'aria quasi di un passo indietro della storia». «Forse - aggiunge Rovatti - bisognerebbe cambiarla. Resta la sostanza: che si può deviare dalla direzione obbligata, quella verso cui tutto il mondo va un pò alla cieca, cioè senza sapere dove. Che cosa significa crescere, ecco il punto. Assistiamo immobili al disastro dell'ambiente, e nell'ambiente ci siamo noi, dentro non fuori. Crescere? Certo, ma come? Tutti insieme? Solo un pezzo della nostra esistenza o tutto quanto il nostro esistere? In quantità o in qualità? Domande retoriche oppure interrogativi che precedono ogni altra domanda?».
Chi invece sposa le teorie di Pascal Bruckner è lo scrittore Tullio Avoledo, autore di romanzi distopici e apocalittici come “Un buon posto per morire” e “Le radici del cielo”. «Faccio la raccolta differenziata ma mi sento un cretino», esordisce Avoledo, assolutamente convinto che l’umanità stia andando «dritta verso la catastrofe». «Ma Bruckner ha ragione - continua Avoledo - non abbiamo alternative, non si può tornare indietro, non sopporto gli ecologisti e i loro progetti per un’umanità perfetta e controllata, mi ricordano i programmi per una razza pura di Himmler». «La via per uscirne? Non è certo con l’eolico - conclude lo scrittore pordenonese - che risolviamo il problema energetico: puntare sulla scienza e la ricerca è l’unica strada possibile».
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