Gli aiuti dal Fvg: «La nostra missione nelle case pericolanti»
TRIESTE. «Ci siamo svegliati di soprassalto perché le brande hanno iniziato a tremare per 15 lunghissimi secondi: così è iniziata una nuova giornata di lavoro». Le lancette dell’orologio segnano le 6.28 quando a pochi chilometri di distanza tra loro i due corregionali Dimitri Pagnini, cinquantaduenne vigile del fuoco triestino, e Marco Zanolla, trentenne gradiscano volontario della Protezione civile, si destano nelle loro rispettive tende in seguito all’ennesima scossa (con magnitudo 4.8) che fa tremare il centro Italia.
Borgo di Arquata Dimitri Pagnini è arrivato giovedì mattina a Borgo di Arquata, paesino di 170 anime, frazione del comune di Arquata del Tronto (in provincia di Ascoli Piceno), uno dei più colpiti assieme ad Accumoli e Amatrice. Il borgo è stato completamente raso al suolo. Il compito del vigile del fuoco triestino è quello di recuperare i beni materiali dei residenti. «Per adesso abbiamo dato assistenza a dieci famiglie entrando in dieci casette, o meglio, in quel che resta di dieci casette costruite in pietra e cemento», racconta Pagnini.
«Gioielli, medicine, chiavi dell’automobile, vestiti, denaro. Ci occupiamo di entrare in queste case che spesso stanno in piedi per miracolo per cercare di recuperare quello che la gente ci chiede». La situazione, ovviamente, è molto pericolosa. «Non fa mai piacere entrare in un edificio crollato, sepolto dalle macerie, o peggio ancora, crollato a metà e pericolante, però fa parte del nostro lavoro: facciamo davvero tutto quello che possiamo - evidenzia il vigile del fuoco triestino - per aiutare queste persone che hanno perso quasi tutto. Fino ad ora siamo riusciti a soddisfare tutti, ma per esperienza posso dire che non sempre va così». Pagnini ha un notevole background in materia di soccorso post terremoto: Umbria, L’Aquila ed Emilia lo hanno visto protagonista nell’aiuto alle popolazioni sfollate. «Il primo giorno all’Aquila abbiamo lavorato per estrarre le persone dalle macerie: in alcuni casi abbiamo riportato alla luce delle persone che erano rimaste sepolte per ore, in altre occasioni non abbiamo avuto questa fortuna. Qui ci stiamo occupando di un altro compito, molto diverso, nel quale però bisogna sempre utilizzare il cervello».
Ciò che conta è non farsi prendere dall’emozione e mantenere il sangue freddo: «Quando ti chiedono di recuperare il cellulare sul caminetto oppure di prendere le medicine poste in una borsetta sopra il baule, e quando ti addentri nelle macerie di una casa mezza crollata ti trovi davanti ad un solaio che regge a malapena, purtroppo bisogna tornare indietro a mani vuote. Per le persone siamo pronti a mettere a repentaglio la nostra vita, per gli oggetti non ha senso». Assieme a Pagnini, atteso a Trieste dalla moglie Daniela e dal figlio ventitreenne, stanno operando i goriziani Stefano Battistel e Gianluca Vasapollo, i pordenonesi Luca Polesel e Francesco Franz, e il triestino Matteo Fidel.
Amatrice Trenta chilometri più a ovest Marco Zanolla, classe 1986, laureato in Lettere, inizia ad accogliere al “Campo Friuli Venezia Giulia” i primi sfollati di Amatrice. «Arrivano alla spicciolata, quasi timidamente. Madri con bambini. Coppie di anziani. Anche alcune famiglie intere. Sembrano avere riguardo nei nostri confronti. Chiedono se abbiamo un po’ di acqua, o qualche altro genere di prima necessità», racconta il volontario della Protezione civile di Gradisca d’Isonzo. La sensazione è che ci sia grande compostezza da parte di persone che nel giro di pochi secondi hanno perso tutto. «Stiamo iniziando a parlare con loro, anche se devo dire che qui c’è davvero sempre qualcosa da fare», racconta Zanolla, mentre si prende una breve pausa.
Quando siamo al telefono con il trentenne, i volontari della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia stanno preparando una traccia sul terreno con una pala meccanica. «Davvero, non c’è un momento di tregua, però vedo che gli aiuti stanno procedendo al meglio. Noi siamo a circa 1500 metri dal luogo del disastro che ha raso al suolo il centro storico di Amatrice. Le notizie che giungono da lì, purtroppo, non sono buone. Oltre al dramma delle persone sepolte, mentre eravamo in mensa abbiamo saputo di due cani, appartenenti alle unità cinofile, morti di crepacuore perché dopo aver capito che c’erano delle persone vive non riuscivano a scavare sotto le macerie». Dal 2009 iscritto alla Protezione civile, per la prima volta impegnato in un’emergenza nazionale, Zanolla racconta della grande unità dei volontari della Protezione civile regionale. «A volte si inizia a parlare in dialetto e in un collettivo composto da persone provenienti che vanno da Erto e Casso sino a Trieste, passando per Udine, ogni tanto c’è un po’ di confusione. Ma - conclude il volontario - direi che davvero la macchina organizzativa sta funzionando al meglio».
Arpa E nella macchina della solidarietà verso i luoghi colpiti dal sisma si sta per inserire anche l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente del Friuli Venezia Giulia. «Fin dalle prime ore successive alla prima scossa sono stati messi a disposizione del Dipartimento nazionale di Protezione civile tecnici qualificati nella valutazione dei danni o dei rischi ambientali, nella gestione dei rifiuti da macerie, nonché nel campionamento e controllo della conformità delle acque potabili e sotterranee», fa sapere l’Agenzia regionale attraverso una nota ufficiale. L’Arpa Friuli Venezia Giulia si è infine dichiarata «pronta ad intervenire nelle zone maggiormente colpite dal violento terremoto che ha devastato l’Italia centrale nella notte del 24 agosto».
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