Gli abiti premiati in passerella a “Its” nella collezione del Met di New York

Cinque capi dell’inglese Chabluk Smith acquistati dal Costume Institute del prestigioso museo americano Altri abiti, raccolti nell’archivio del concorso triestino, richiesti per due mostre ad Anversa e Saint Louis

TRIESTE. Sembrava dover passare alla cronaca come il grande scontento dell’edizione 2013 di “Its”, il concorrente gratificato di un premio speciale all’ultimo momento per non farlo partire dalla passerella di Trieste con una cocente delusione. E invece il giovane stilista inglese Felix Chabluk Smith entrerà, con cinque pezzi della sua collezione maschile presentata nel luglio scorso a Trieste, nella raccolta permanente del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, il dipartimento che abbraccia settecento anni di storia della moda con circa 35mila abiti e accessori dai cinque continenti.

Felix e i suoi Gatsby del nuovo millennio, nel cui guardaroba ci sono splendide redingote, cappe decorate, vestaglie da camera, panciotti, smoking, un pot-pourri di quattrocento anni di abbigliamento maschile riletto col gusto dell’avanguardia, hanno incantato Harold Koda, curatore del Costume Institute del Met e quest’anno membro della giuria fashion del concorso triestino, che ha selezionato cinque capi da portare a New York. E così Felix, acclamato dall’applauso del pubblico ma vincitore solo di un riconoscimento assegnatogli, fuori “scaletta”, dal fondatore di Business of Fashion, Imran Amed, dal Salone degli Incanti è entrato direttamente nel cuore di una delle più blasonate istituzioni museali del mondo, mettendo d’accordo, nella stessa notte, l’industria e la cultura della moda.

Sono giorni di lavoro ma anche di grandi soddisfazioni per Barbara Franchin e lo staff di “Its”, in procinto di lanciare l’edizione 2014, che verrà presentata il 15 gennaio. Si pensa al futuro e si fanno circuitare pezzi importanti della propria storia. L’archivio creativo del concorso, con centinaia di abiti e accessori, 12mila portfolio e 120mila grafiche originali, ha aperto infatti i suoi armadi per prestare alcuni capi a due mostre in corso in Belgio e negli Stati Uniti.

S’intitola “Happy Birthday Dear Accademie” l’esposizione che, fino al 16 febbraio, celebra al Mode Museum di Anversa i cinquant’anni del dipartimento moda della Royal Academy of Fine Arts, quell’autentica e inesauribile fucina di talenti da cui sono usciti Martin Margiela e gli stilisti del gruppo degli “Antwerp Six” - Walter Van Beirendonck, Anne Demeulemeester, Marina Yee, Dries Van Noten, Dirk Bikkembergs e Dirk Van Saene - ovvero alcuni dei più innovativi designer della moda contemporanea, che continuano a far parlare di una vera e propria “scuola” di Anversa. “Its”, nelle sue dodici edizioni, ha premiato molti degli studenti dell’accademia, ben 33, compreso Peter Pilotto, che oggi veste le first lady di tutto il mondo, e il triestino Andrea Cammarosano, docente del Polimoda e designer. Nel gruppo laureato da Anversa, ci sono anche il tailandese Ed Thongprasert, vincitore di “Its Six” nel 2007 e l’israeliana Eli Effenberger, premio speciale della giuria nel 2005, le cui creazioni, lasciate dagli stessi designer all’archivio triestino, sono state richieste per la mostra del cinquantenario.

Un salto oltreoceano ed eccoci dentro la mostra “A queen within: adorned archetypes, fashion and chess” organizzata, fino al 18 aprile 2014, dal World Chess Hall of Fame di St. Louis, istituzione, unica nel suo genere, che esplora le connessioni culturali tra arte e scacchi. La mostra analizza gli archetipi che creano l’dea della regina o, metaforicamente, della donna, attraverso una carrellata di creazioni di alcuni celebrati contemporanei, da Alexander McQueen a Jean-Paul Gaultier, da Viktor&Rolf a Gianfranco Ferrè a Hussein Chalayan. Anche “Its” ha contribuito alla vetrina con tre dei suoi finalisti, la canadese Tabitha Osler (in passerella all’ex Pescheria nel 2011, anno del decennale), il cui capo è stato scelto direttamente dall’archivio del concorso, e poi il giapponese Yoshikazu Yamagata (2004) e la cinese Octavia Xiaozi Yang (2012).

«Finalmente l’archivio creativo comincia a girare e a vivere», commenta Barbara Franchin, ideatrice e direttrice della manifestazione, che tre anni fa, per problemi di costi, vide sfumare l’opportunità di portare i suoi talenti nelle sale del museo Revoltella. «Questo è stato il nostro sogno fin dall’inizio: raccogliere e raccontare l’evoluzione della moda e darne testimonianza a Trieste e in varie strutture museali in giro per il mondo».

“Its”, intanto, si prepara a ufficializzare la tredicesima edizione, che, accanto a moda, accessori e gioielli, varerà una quarta sezione legata all’arte. Ma qualcos’altro bolle in pentola: una mostra tutta dedicata al concorso, molto lontano da Trieste.

@boria_a

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