Gli abitanti: «Basta prenderci in giro». A Servola cresce la rabbia

I residenti non credono più alle promesse di Arvedi e dei politici. Bianca: «Casa da lavare ogni giorno»
La Ferriera di Servola
La Ferriera di Servola

TRIESTE Si divertono un mondo con il gioco della “tribù dei piedi neri”. Scorrazzano per la casa scalze e poi saltano sul divano con le gambette all’insù. «Le vede – sorride nonna Bianca – sono la mia vita. Ma fino a quando dovranno respirare quella roba?».

Bianca Degrassi, 65 anni, sta preparando il pranzo per le due nipotine. Una nove e l’altra quattro anni appena. Oggi è un giorno fortunato al numero 21 di via Pitacco: l’aria è un po’ più limpida del solito, si può provare a tenere le finestre aperte. L’ultima volta che la nonna ha fatto le pulizie era il pomeriggio prima, da cima a fondo come fa ogni santo giorno.

Ora deve lavare tutto daccapo perché sul pavimento e sui mobili si è già formato quel sottile strato di polverina scura che la costringe a vivere con lo scopettone in pugno. Appartamento semplice e curato il suo: soggiorno, cucina, camere e bagno. E balcone, vista Ferriera. La vede tutta da qui. Enorme, che sputa fumo e fuoco.

«Per non parlare del rumore – riprende Bianca – fischi e sirene di continuo». Ha saputo dei nuovi studi sulle particelle cancerogene e non crede alle promesse di politici e industriali: «Investimenti? Ne hanno già fatti, ma perché allora la fabbrica inquina più di prima?».

Se lo domandano tutti in rione. E se anche la Ferriera smettesse di fare ghisa per produrre Arbre Magique non basterebbe a convincere nessuno. Troppe ne hanno sentite. Ogni annuncio, ogni politico che passa, per loro è fumo. Già, fumo. Si fa fatica a vivere qui, con la gola che si secca, gli occhi che bruciano e la paura delle malattie. Doveva essere impossibile con i 38 gradi della scorsa settimana e l’umidità al 70%.

Non è solo un problema dei servolani: da Valmaura allo Scalo Legnami, abitano ventimila persone. C’è un po’ tutto. Servola ha il suo ricreatorio, il Gentilli, la Rsa per anziani e malati, l’asilo di via del Pane Bianco e la scuola di via Marco Praga. Chiarbola la casa di riposo Emmaus di via Svevo e il polo scolastico vicino che raccoglie nido, asilo, elementari e medie. Il Burlo è a poco più di un chilometro.

L’odore acre punge già da via Carpineto, ma nelle villette di via Ponticello, sotto lo stabilimento, hanno ormai dimenticato come si respira a pieni polmoni. Danila Petronio abita proprio lì: «A questi investimenti non crediamo – commenta – vogliono costruire una cappa aspirante sulla cokeria per assorbire i fumi. Ma vogliamo parlare della macchina colare, dell’altoforno e dell’agglomerato? La proprietà ha detto che lì i lavori sono già stati fatti. Bene, allora perché l’inquinamento è peggiorato?».

I numeri in mano all’associazione “No smog” dicono che quest’anno, da gennaio a fine maggio, risultano 399 segnalazioni alla Polizia municipale, il dato più alto dalla concessione dell’Aia di fine 2007. Le polveri sottili, ad oggi, sono andate oltre i limiti già 90 volte, mentre la legge ne concederebbe al massimo 35 per l’intero anno. Il benzopirene ha sforato ogni mese la soglia “ottimale” di un nanogrammo per metro cubo d’aria. Sono dati Arpa, rilevati dalla centralina di via San Lorenzo in Selva, quella che la proprietà contesta perché la ritiene troppo vicina agli impianti. Si trova a 220 metri dal baricentro della cokeria, ma le porte delle case sono a 160.

«Ci prendono in giro», scuote la testa il signor Sergio Gullini, residente in via dei Giardini. A Servola, dopo la pubblicazione dello studio-choc, non si parla d’altro. Giorgio Ielusic sta entrando in macelleria: «So che ci sono 500 operai che rischiano di perdere il posto, però avrebbero dovuto chiudere tutto, fare i lavori e poi riaprire». Nel negozio di frutta e verdura la titolare, Antonella, è sconfortata: «Non ho fiducia in Arvedi e negli investimenti promessi». Al bar De Marchi, poco più su, lo stesso ritornello. «Mettono filtri e altro – osserva Loretta Ricatti – ma non è migliorato niente».

Le abitazioni in vendita non si contano. In via dei Giardini, a 300 metri dalla fabbrica, un appartamento di 60 metri quadri, con camera, cameretta, salotto, cucina e cantina lo danno a 75 mila euro. Nel giro di cinque anni, tra via di Servola e via Soncini, hanno chiuso pescheria, salumeria, tabaccaio, drogheria, ottico, fioraia e un negozio di abbigliamento. Resiste l’azienda agricola di via Pitacco: verdure, ciclamini e aromi. All’ombra della cokeria.

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