Giuria di nababbi a Trieste per l'Oscar dei superyacht

Quasi come il Gruppo Bilderberg, nato per iniziativa del banchiere David Rockfeller e che annualmente riunisce in qualche albergo di lusso alcuni fra i più potenti uomini della terra per riunioni a porte sempre rigidamente chiuse, così i giudici degli “World superyacht awards”, che più prosaicamente eleggono il miglior superyacht del mondo e assegnano gli “Oscar” intercontinentali per le varie categorie di navi da diporto, contano nelle loro file uomini e donne che quanto a ricchezze personali vantano pochi concorrenti in tutto il pianeta.
Stanno per “piombare” a Trieste coperti da un alone di privacy e da un cordone di sicurezza con i loro aerei privati che li sbarcheranno a Ronchi e a Venezia. Da giovedì a sabato alloggeranno nelle suite dell’Albergo Savoia e si riuniranno nelle sale della Camera di commercio per scegliere il superyacht dell’anno che nella short list dei quattro finalisti per la principale categoria comprende anche il Graceful, 81 metri e mezzo di lunghezza che secondo voci di una certa consistenza è stato recentemente costruito nientemeno che per Vladimir Putin.
Complessivamente i giudici sono ventuno e diciannove di loro sono a propria volta proprietari di superyacht. Roger Lean Vercoe è il presidente della giuria. L’unico italiano, anzi italiana del gruppo è Paola Trifirò avvocatessa e designer nata a Milano, proprietaria del 50 metri Zefira che, si legge sulle riviste specializzate, «costruito in alluminio con chiglia a bulbo e armato con albero in carbonio Southern Spars e vele North Sails, raggiunge una velocità di scafo di circa 18-19 nodi, il che ne fa un cruiser non solo fra i più eleganti del momento ma anche uno dei più performanti». È stato costruito in Nuova Zelanda sotto la personale supervisione di Paola e a propria volta ha vinto recentemente il premio come miglior sailing yacht al mondo per la categoria oltre i 45 metri.
Stavolta però Paola Trifirò e i suoi venti “colleghi” saranno nelle vesti di giudici e nella categoria più ambita, quella dei massimi, per navi di oltre 75 metri dovranno come detto scegliere tra un poker di giganteschi gioielli dai costi nemmeno immaginabili, anche superiori al milione e mezzo di euro per metro lineare. Si contenderanno la palma di superyacht del 2015, oltre al Graceful che rimanda a Vladimir Puntin, Equanimity di 91,5 metri, Kibo di 81,8 metri di proprietà di un altro miliardario russo, Alexander Mamut e Kismet di 95,2 metri che appartiene a Shadid Kahn, imprenditore pakistano proprietario del club calcistico londinese del Fulham. Le categorie in gara però, a scendere rispetto alla lunghezza e al tonnellaggio e a comprendere poi i velieri sono complessivamente una decina.
I giudici, come si legge su un sito web specializzato, si sono sobbarcati il non indifferente sforzo, peraltro anche invidiabile, di visionare in giro per il mondo il maggior numero possibile di yacht in gara, ma a Trieste avranno comunque a disposizione un dossier con le caratteristiche e le foto di ogni specifico concorrente che dovrà essere giudicato sulla base di sei parametri predeterminati. Per fare da sede alla riunione della giuria mondiale in occasione di questa decima edizione dei “World superyacht awards”, Trieste ha superato la concorrenza di Roma e Capri. L’evento si svolge sotto l’egida della Camera di commercio e delle due reti d’impresa triestine del settore: Trieste yacht berths che offre gli ormeggi e raggruppa Marina San Giusto, Porto San Rocco e Trieste terminal passeggeri e Trieste refitting system che mette assieme Ocean team, Quaiat yard, Meccano consulting engineering e Perizzi. Per la città che punta anche sul settore dei megayacht un’occasione eccezionale dal momento che per tre giorni diventa la capitale mondiale del settore e che qualcuno dei diciannove giudici e proprietari di superyacht che arriveranno in questa occasione potranno essere indotti a tornarci via mare.
Tra i vincitori del “World superyacht awards”, nello specifico per l’edizione 2012, anche un megayacht costruito da Fincantieri, il Serene lungo 134 metri. Negli ultimi anni si sono visti sulle Rive non pochi megayacht, ma mai in numero tale da alimentare un indotto economico ingente. Meno di due anni fa ha attraccato alla Stazione marittima il terzo megayacht più grande e lussuoso al mondo, l’Al Said di proprietà del sultano dell'Oman, Qabus bin Said Al Said, il cui valore è quotato in 250 milioni di euro.
La proclamazione dei vincitori dei “World superyacht awards” avverrà nel corso del gran gala che si svolgerà il 9 maggio ad Amsterdam. La giuria però avrà già fatto tutte le proprie scelte sabato 28 a Trieste, ma è impegnata a mantenere il segreto per un mese e mezzo. A meno che non filtri qualche indiscrezione.
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