Giurastante barricato nel bunker del Movimento
A settembre avrebbero voluto proclamare l’autogoverno di Trieste. Per il momento non riescono neppure a governare i 200 metri quadrati della sede di piazza della Borsa. Il movimento si è sdoppiato in Mtl1 e Mtl2. E si trova a contendersi la prestigiosa sede liberty di Max Fabiani. Il Territorio Libero di Trieste si gioca su un pianerottolo di un ammezzato. Nel bunker di piazza della Borsa sono rimasti asserragliati il presidente (“sfiduciato” e in carica) Roberto Giurastante e il grande vecchio Paolo G. Parovel con un manipolo di fedelissimi (i lealisti, all’80% donne). Chiusi fuori sono rimasti i componenti del nuovo direttivo, eletto dall’assemblea del 31 maggio voluta dai soci fondatori, con il neopresidente Vito Potenza e l’ex Stefano Ferluga, titolare del contratto di affitto (1500 euro al mese per due piani del palazzo di piazza della Borsa). Martedì sera si è assistito a uno spettacolo che nessuno avrebbe mai potuto neppure immaginare con i carabinieri (l’Arma Benemerita dello stato occupante) chiamati a dirimere la lite da condominio di chi non riconosce l’Italia.
«Siamo alle comiche finali» sussura qualcuno. E anche oltre secondo alcuni. «Rideranno come matti in caserma». Altro che le barzellette sui carabinieri. «Prima non riconosci l’autorità italiana poi chiami i carabinieri. Nel ridicolo sta finendo tutto il movimento. La cosa è veramente triste», commenta il “locatario” Ferluga. «Da oggi e fino allo svolgimento dell’assemblea straordinaria del 21 giugno, la sede del Mtl rimarrà chiusa al pubblico a seguito della grave aggressione subìta nella serata del 3 giugno, quando una trentina di facinorosi, riconducibili al gruppo di soci che, illegittimamente, sta cercando di prendere il controllo del Movimento, hanno tentato di fare irruzione nella sede di Mtl in Piazza della Borsa per prenderne possesso, scacciando le persone presenti», è la comunicazione urgente diffusa ieri dal Mtl1 (quello vero). Sede blindata e presidiata dai carabinieri e inaccessibile anche ai soci. «Noi non vogliamo entrare con la forza. Faremo il loro gioco. La situazione è di stallo. Stiamo valutando con un legale. I carabinieri ci hanno detto che non possono fare nulla senza un ordine della magistratura. A questo punto aspetteremo l’assemblea del 21. Non possiamo fare molto visto che si sono barricati là dentro. Abbiamo a che fare con il centro di igiene mentale. Si comportano in modo infantile. Mercoledì sera Giurastante è uscito dalla veranda e ci ha mostrato il dito medio. Fotografano e filmano tutti. Hanno messo la telecamera sul pianerottolo della sede senza neppure dichiararla. È illegale», dichiara l’ex presidente Ferluga. Il testo collegato al filmato messo in rete da Trieste Libera News si commenta da solo. «Alle ore 20.40 alcuni membri dell’ex sicurezza di Alessandro Gotti, accompagnati da parti dei soci fondatori e da loro sostenitori, hanno cominciato ad aggirarsi sulle scale della sede per intimidire i presenti. Alcuni membri dell’ex sicurezza hanno persino tentato l’effrazione della porta provando a mandare in corto circuito il sistema d’apertura ... La legittima dirigenza ha quindi allertato la polizia che ha però declinato le sue responsabilità in quando l’area è di competenza dei carabinieri che sono interventi per scortare i golpisti in piazza della Borsa riscontrando l’infondatezza delle loro pretese. Adesso a mezzanotte i golpisti si trovano ancora in piazza, mentre le sede è difesa dalla dirigenza in carica e da non pochi operativi». Il leader dimezzato Giurastante parla di assedio!! con doppio punto eslamativo: «Un golpe in pieno stile. Condotto con le armi di una propaganda menzognera da pura ditttura. Le autorità italiane sono state ad assistere inerti». E posta il testo delirante di una fantomatica Marina Tlt che liquida tutto al grido di “fascisti, fascisti, fascisti”. «Finalmente il gruppo neofascista nato dalla frangia più a destra e violenta del Mtl, con tanto di membri di nota e passata militanza in gruppi o partiti di estrema destra italiani e locali, mostra il volto in pubblico e lo fa nel modo peggiore possibile ed immaginabile, ovvero tramite un azione violenta di massa!». Nel mirno finiscono anche le forze dell’ordine (ovvero l’Arma dei carabinieri) «intervenute con quasi mezzora di colpevole ritardo mentre era in corso un aggressione alla sede presidiata al 80% da donne». Un golpe incurante delle pari opportunità e e delle quote rosa.
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