Giulio Regeni, il video che incastra gli 007 egiziani

Per la Procura di Roma i servizi segreti del Cairo gli hanno teso la trappola: audio e immagini inedite identificano un militare

ROMA Non esistono particolari dettagli sui loro profili, tantomeno fotografie o indirizzi di casa, ma il loro ruolo è chiaro al punto da convincere la Procura di Roma a processarli. A partire dal più alto in grado dei quattro ufficiali egiziani indagati per il sequestro e le torture di Giulio Regeni. Per il procuratore Michele Prestipino e il pm Sergio Colaiocco, al vertice c’è il generale Sabir Tariq, 57 anni, in servizio al Dipartimento della National Security, i servizi segreti del Cairo. È lui a organizzare la videoregistrazione del ricercatore friulano da parte di Mohammed Abdallah, capo del sindacato autonomo degli ambulanti del Cairo, che ha «venduto» Giulio alla Sicurezza nazionale bollandolo ingiustamente come spia.



Il generale Tariq è infatti presente, il 5 gennaio 2016, all’incontro con Abdallah per istruirlo su come realizzare il video trappola. Oltre al generale partecipano anche il colonnello della Sicurezza nazionale Helmy Usham, 52 anni, e un altro collega, il maggiore Sharif Abdelal Maghdi, 36 anni.


Regeni rientra al Cairo dalle vacanze natalizie in Italia il 4 gennaio, e Abdallah il giorno dopo si confronta con gli ufficiali dell’intelligence agli ordini di Al Sisi per discutere su come riprendere quello che racconterà il giovane. Il sindacalista viene istruito per installare una microspia in un bottone della camicia grazie a cui il 7 gennaio videoregistra il colloquio con Giulio, a cui chiede 10mila sterline messe a disposizione dalla fondazione Antipode, l’associazione britannica a sostegno di un progetto per l’inclusione sociale destinato ai Paesi in via di sviluppo.

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L’incontro con Giulio avviene alle 21 e, una volta concluso, alle 22.30 Abdallah, come si evince dai tabulati telefonici, chiama il colonnello della polizia investigativa Kamal Athar, 52 anni, e si dirige verso Nasr City, il compound della sicurezza nazionale. Mentre si trova qui di fronte viene contattato al telefono proprio dal centralino di Nasr City e di rimando chiede lumi su come restituire la micropsia. L’audio della conversazione è stato recuperato dalla procura di Roma e si sente Abdallah: «Va bene, allora aspetto qui». Una risposta a chi verosimilmente gli suggerisce di attendere qualcuno che arrivi a recuperare la strumentazione usata per la videoregistrazione.

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Paola (D) e Claudio (S) Regeni genitori di Giulio, il ricercatore universitario ucciso in Egitto, durante il convegno sui diritti degli italiani all'estero organizzato dall'Ordine degli Avvocati di Genova, 20 marzo 2018 a Genova. ANSA/LUCA ZENNARO


Per quanto concerne, invece, il ruolo più attivo nel pestaggio a morte di Giulio Regeni, l’attenzione è concentrata sul maggiore Sharif Abdelal: lo precisa un testimone che sostiene di aver sentito Sharif raccontare del sequestro e delle torture a Giulio. Per la quinta persona indagata, sempre uno 007, la Procura ha chiesto intanto l’archiviazione. E proprio dall’atto con cui si chiede di fare cadere le accuse per Mahmoud Najem, emergono particolari inediti delle indagini. «Sul piano indiziario – scrivono i magistrati – devono essere valutate le condotte di alcuni ufficiali della National Security: all’inizio viene negata dagli stessi ogni azione nei confronti di Regeni, poi si ammette di averlo attenzionato ma solo per tre giorni, infine si ammette di averlo controllato per un periodo più lungo». I nostri inquirenti sono certi che alcuni elementi di prova di quanto avvenuto il 25 gennaio del 2016, quando Regeni venne prelevato dagli agenti «in borghese», forse sono stati scientemente cancellati. Per l’accusa è «verosimile» che siano stati eliminati i video della metro del Cairo. Del tutto una messinscena, viene ribadito, è infine ritenuta l’ipotesi di una rapina da una banda di criminali comuni. Nel provvedimento di chiusura indagini della Procura di Roma si afferma infatti che «il 24 marzo sera i vertici della National Security indicheranno ufficialmente i cinque componenti della banda, deceduti, come i responsabili dei fatti in danno di Regeni». -


 

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