Giudice accusata di furto di abiti: la Procura ottiene il processo bis

Tina Grgas era stata assolta: «Si era dimenticata di pagare, turbata dai problemi della sorella»

Andrea Marsanich
La sede del Tribunale amministrativo di Zara
La sede del Tribunale amministrativo di Zara

Sarà nuovamente processata per furto la 42enne Tina Grgas, giudice del Tribunale commerciale di Zara, dopo la sentenza assolutoria dal Tribunale comunale di Spalato. Grgas era stata assolta perché «turbata dai problemi personali di sua sorella (questa la spiegazione contenuta nel verdetto), che le avevano fatto dimenticare di pagare il conto alla cassa».

Ripetizione del processo

A ordinare la ripetizione del processo è stato il Tribunale regionale di Sebenico, che ha accolto il ricorso avanzato dalla Procura di Stato contro il nulla di fatto nei confronti della magistrata, sentenza che ha suscitato scalpore nell’opinione pubblica dalmata e del resto della Croazia, come pure negli ambienti giuridici.

La clamorosa vicenda non aveva avuto uno strascico giudiziario a Zara: era stato deciso che fosse il Tribunale spalatino a esprimersi sul conto della giudice, accusata di essersi impossessata di capi d’abbigliamento nella rivendita C&A, dislocata nel maxi-centro commerciale Supernova a Zara, furti perpetrati il 17 agosto e il 6 settembre del 2022.

Le telecamere di sorveglianza

In base a quanto filmato dalle telecamere di videosorveglianza del negozio, Grgas adottava sempre la stessa tecnica: metteva via le etichette antitaccheggio dei vari capi d’abbigliamento, che poi venivano sistemati nel borsone della donna. Quindi prendeva articoli di poco conto e li pagava, per trarre in inganno la commessa, uscendo infine dal negozio.

L’episodio del 6 settembre aveva preso una brutta piega per la giudice, fermata fuori dalla rivendita da due addetti alla sorveglianza. I due colpi, se messi a segno, avrebbero causato alla C&A danni per 267 euro. La magistrata si è difesa affermando di essere stata sovrappensiero a causa della situazione vissuta dalla sorella che «stava attraversando un periodo burrascoso».

Impugnata la sentenza

La corte del Tribunale spalatino le ha creduto, mentre la Procura statale non è stata così clemente, impugnando la sentenza perché ritenuta iniqua: per la Procura non terrebbe conto di prove schiaccianti. «Come mai – così nel ricorso – l’essere sconvolta da vicende personali le aveva fatto dimenticare di pagare la merce alla cassa, mentre invece non aveva dimenticato di togliere le etichette antifurto?». Sarà pertanto un altro tribunale, quello di Sebenico, a processare la collega.

Rischia sei mesi di reclusione

In questo momento non è ancora nota la data d’inizio del processo bis, che sicuramente sarà seguito con estrema attenzione.

La magistrata, va rilevato, lavora normalmente al Tribunale commerciale zaratino dopo la sospensione di tre mesi voluta dal Consiglio statale della Magistratura.

Se ritenuta colpevole, rischia fino a 6 mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena di 12 mesi. Più la fine anticipata della carriera di giudice.

 

Riproduzione riservata © Il Piccolo