Git, il ristorante fa perdere 86mila euro

Quasi un terzo del buco di 300mila euro è dovuto alla gestione del locale costato mezzo milione. Scoppia la bagarre nel Pdl
Di Giulio Garau
Bonaventura Monfalcone-06.03.2013 Ristorante Antiche Terme-Parco delle Rose-Grado-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-06.03.2013 Ristorante Antiche Terme-Parco delle Rose-Grado-foto di Katia Bonaventura

Un disavanzo nel bilancio di circa 300 mila euro su un fatturato di quasi sette milioni, la seduta aperta nei giorni scorsi per l’approvazione dei documenti contabili riconvocata per il 12 marzo, la querelle esplosa sul nuovo bar-ristorante Antiche Terme con oltre 500 mila euro di investimento. Un locale dal rodaggio complicato, iniziato in fretta e in furia, poi le indicazioni apparentemente non rispettate della Regione, azionista di riferimento, che attraverso l’assessore Federica Seganti aveva contrastato la realizzazione della struttura chiedendo dopo che tutte le gestioni vengano affidate all’esterno. Infine il caso dell’assunzione di un ex componente del cda che si è dimesso per ricoprire il ruolo di “responsabile dei chioschi e dei ristoranti” della spiaggia.

Scoppia la bagarre sulla gestione della Git di Grado che dopo alcuni anni di bilanci in positivo torna a chiudere i conti in rosso, ma la bufera stavolta, che sa tanto di resa dei conti a un passo dal rinnovo dei vertici, esplode tutta all’interno del centrodestra. Da una parte il consigliere regionale del Pdl, Roberto Marin che tuona contro il presidente, l’avvocato Marino De Grassi (sempre Pdl) accusandolo di «mala gestione del business interno» riferendosi in particolare proprio alla «scellerata decisione di gestire e gestire in proprio il ristorante Antiche Terme» e che ora chiede al presidente Renzo Tondo, in vista anche della scadenza del triennio di presidenza, di «nominare un commissario fino a dopo le elezioni». Dall’altra il presidente De Grassi che, pur ammettendo qualche errore sull’avvio frettoloso del ristorante e sulla gestione, si difende: «Il disavanzo c’è, ma sarà ricoperto da risorse accantonate dai bilanci precedenti» e sulla strategicità del ristorante non ha dubbi: «È una miniera, in soli tre mesi nell’estate 2012 ha fatturato 300mila euro».

Cosa sta succedendo sull’Isola d’oro, sta per scoppiare un nuovo scandalo? Per capire qualcosa bisogna andare indietro nel tempo e ricostruire quanto accaduto: ne esce una telenovela con una trama che soltanto una realtà come Grado è capace di tessere.

Tutto inizia dal mega-progetto di due anni fa, quando alla Git viene in mente di realizzare un caffè viennese in spiaggia per far rivivere sull’Isola di Grado il mito asburgico che l’aveva fatta diventare famosa in tutta l’Austria-Ungheria. Caffè, thè e cioccolata bollente con accanto una fetta di Sacher o Dobos, servite in spiaggia, d’estate ma anche d’inverno, 300 tavolini carichi di giornali e libri che avrebbero attirato studiosi o scrittori come Claudio Magris. Un progetto da 1milione e 200mila euro, bocciato dall’assessore Seganti che in realtà avrebbe avanzato anche dubbi sul fatto che la Git si metteva a fare concorrenza ai locali esterni.

La richiesta dell’assessore Seganti di lasciar perdere «non viene tenuta in considerazione» accusa Marin, ma De Grassi si difende «questo è accaduto dopo». In ogni caso la Git, dopo aver preso atto, grazie alla sua forza economica di azienda con un giro di affari di quasi 7 milioni, da sola, nel mezzo della fase di rinnovo delle concessioni demaniali, porta avanti un progetto alternativo cogliendo l’opportunità di rimettere a posto una zona degradata della spiaggia. Ed ecco l’idea del ristorante. Si progetta il nuovo “Antiche Terme”, vengono sfrattati ombrelloni e cabine «Non 150 come dice Marin ma 36 ombrelloni e 12 cabine e tutti gli abbonati sono stati accontentati» spiega De Grassi. Entrano in gioco i privati, da un lato lo chef del famoso locale (Pri Lojzetu) del castello di Zemono in Slovenia e il titolare della catena “Pizza d’Autore”. La Git punta a una società comune lasciando la gestione ai ristoratori, ma le trattative dopo un buon inizio, franano e i ristoratori “spariscono”. Il ristorante è terminato, oltre 500 mila euro di investimento tra struttura (oltre 320mila euro) e attrezzature (oltre 150 mila dalle tovaglie a macchinari e stoviglie) manca un mese all’apertura della stagione e la Git fa una corsa contro il tempo per aprire. Partono le selezioni, vengono assunte 17 persone e tra queste una “chef” blasonata. A pranzo panini e bevande, la sera grand gourmet, ma a cominciare dalle 17, con tavole perfettamente apparecchiate sulla spiaggia, 250 posti, con il personale che serve in livrea e serate d’autore. Il sogno dura poco, il rodaggio si rivela complicato e la chef, personaggio difficile e dalla personalità troppo esuberante, abbandona platealmente il campo ad agosto lasciando in “braghe di tela” ristorante e la Git che deve correre ai ripari. Dulcis in fundo della storia l’assunzione, dopo le dimissioni, fatte nella stessa giornata a qualche ora dalla convocazione del consiglio di amministrazione, di un componente del “board” della Git. Andrea Beretta che diventa “responsabile dei chioschi e ristoranti” della Git. «Lo avevo sconsigliato - racconta lo stesso De Grassi - per me era inopportuno, ma non mi ha voluto sentire. Si è dimesso, ha partecipato al bando e ha stravinto perchè aveva il background e i titoli. Del resto erano posti a termine».

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