Giro di squillo, dopo 10 anni la prescrizione cancella tutto

Prestazioni a luce rosse in due appartamenti della città nelle vie Bosco e Nani. Sei gli imputati. Un decennio dopo il Tribunale di Gorizia si arrende alla verità

MONFALCONE Giro di squillo, indagini e processi al rallentatore, Dopo 10 anni la prescrizione cancella tutto. Reclutamento, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Quanto la Procura aveva individuato a Monfalcone era un giro di prestazioni a luci rosse organizzato in due appartamenti tra via San Giovanni Bosco e via Nani. Erano gli anni tra il 2008 e il 2009. Sei sono finiti a processo, per tutti le aggravanti di aver commesso il fatto ai danni di più persone e in concorso con un numero di persone superiore a cinque. In altre parole, un’attività ritenuta piuttosto intensa mettendo a disposizione ragazze appena arrivate in Italia, offrendo loro ospitalità in cambio della loro disponibilità nei confronti dei clienti.

A distanza di circa dieci anni il processo s’è concluso all’insegna delle assoluzioni e delle prescrizioni. La sentenza è stata pronunciata lo scorso 6 dicembre, al Tribunale di Gorizia, davanti al collegio giudicante presieduto da Marcello Coppari, a latere Concetta Bonasia e Fabrizia De Vincenzi: assolte le colombiane C. F. M. E., 49 anni, G. H.M.N. e S.S. S. , entrambe cinquantenni perché il fatto non sussiste, mentre per R.F., 56 anni, la moglie sempre sudamericana V. H. F.P., 41, e M.O.N. C. , 43, è stato dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione del reato. Ciò sulla scorta della decadenza delle aggravanti dovuto all’impossibilità di riprodurre le intercettazioni telefoniche ai fini dell’utilizzo in dibattimento. Aggravanti che, nell’allungare i tempi di prescrizione, avrebbero previsto il raddoppio delle pene, da 4 fino a 12 anni rispetto ai 2 fino ai 6 anni per l’ipotesi semplice.

A quei tempi c’era un via vai di persone che salivano nei due appartamenti cittadini, i cellulari dei conduttori degli immobili erano stati posti sotto sorveglianza dagli inquirenti. Non erano mancati gli appostamenti, fino alle “visite” in borghese. Gli uomini delle forze dell’ordine, infatti, spacciandosi per clienti si presentavano nelle “alcove” inscenando la trattativa sui prezzi relativi alle prestazioni con la ragazza di turno che accoglieva gli ospiti. Ruoli specifici, quelli individuati dalla pubblica accusa: R.F., monfalconese, avrebbe messo a disposizione l’alloggio di via San Giovanni Bosco per l’esercizio della prostituzione fornendo alle giovani la sussistenza, mentre la moglie V.H.F. P. si sarebbe occupata del reperimento dei clienti. A condurre l’appartamento di via Nani, sempre secondo l’accusa, sarebbero state le colombiane M.O.N.C. e S.S.S.

Le altre due sudamericane, G.H.M.N. e C.F.M.E., invece, si sarebbero occupate della “promozione” dell’attività tramite annunci e di rispondere alle telefonate. L’indagine era sfociata anche in una serie di provvedimenti di custodia cautelare e di latitanza. Nel giugno 2010 l’udienza preliminare a fronte del rinvio a giudizio dei sei indagati. Il processo s’era aperto nell’ottobre dello stesso anno. E lo scorso 6 dicembre la sentenza tra assoluzioni e prescrizioni. —




 

Riproduzione riservata © Il Piccolo