Giro di falsi titoli onorifici nella trappola cade Miccoli
MONFALCONE Pur essendo lui il truffato rischiava di essere processato per truffa. Il tutto a causa dell’irresistibile attrazione per i titolo onorifici. Sembra sgorgata dalla penna di Piero Chiara la surreale vicenda che vede protagonista, suo malgrado, il noto monfalconese Giorgio Miccoli, finanziere in congedo, cavaliere della Repubblica e detentore di una lunga sfilza di diplomi tra i quali quello del Sacro Militare ordine Costantiniano di San Giorgio.
Lusingato da un concittadino, altrettanto ampiamente insignito e pure console onorario della Mongolia, Miccoli si era deciso ad ascendere al titolo di cavaliere dell’Ordine di Sant’Ignazio di Loyola, il sacerdote spagnolo vissuto a cavallo tra il 1400 e il 1550 e fondatore della Compagnia di Gesù.
Ad assicurare ai due monfalconesi che l’onorificenza era a portata di mano era stato un calabrese di bell’aspetto, tale Massimo Pultrone, il quale millantava la carica di ministro degli esteri dell’associazione dell’Ordine di Sant’Ignazio di Loyola. Pultrone, l’avranno già colto i lettori, è l’imputato di truffa comparso l’altro giorno nell’aula 6 del Tribunale di Gorizia, dove il procedimento penale si è ben presto trasformato in una commedia dell’assurdo tra finti cavalieri, fasulli ordini pontifici e taroccate mail attribuite al cardinale Angelo Sodano, all’epoca dei fatti segretario di Stato Vaticano.
La giudice Sara Frattolin ha faticato non poco a desistere dall’abbandonarsi a sane risate durante la deposizione di Pultrone, nel frattempo diventato dottore e occupato come operaio specializzato in un’azienda della Svizzera, Paese dove ha dichiarato risiedere. Certo, a rendere godibilissima l’udienza ci si è messa la verve canzonatoria dell’avvocato Riccardo Cattarini, che assiste Miccoli, parte lesa della pantomima.
Pultrone ha già conosciuto il codice penale per reati quali furti, occupazione di edifici, ricettazione e emissione di assegni falsi. L’ipotesi di reato di truffa per cui il ministro degli esteri dell’Ordine di Sant’Ignazio di Loyola è a processo riguarda i pagamenti - nel processo nobilmente definite oblazioni - che gli aspiranti cavalieri dovevano versare, tramite bonifico, al Pultrone per la sua intercessione nelle alte sfere celesti.
Nel caso di Miccoli si stima in 5000 euro l’ammontare delle oblazioni, indicate in un vero e proprio listino. C’era infatti chi voleva il diploma in un certo modo, con un determinato timbro e il medaglione di un particolare metallo. Patacche s’intende. Funzionava così l’azione del ministro. Riceveva le richieste e sosteneva di girarle via mail in una città dell’Alabama sede, secondo le sue dichiarazioni, della Chiesa anglicana di antico rito romano. Chiesa amministrata dal cardinale Barry Johnson Rutherford. Prelato di cui si nutrono forti dubbi della sua esistenza e che curiosamente è un omonimo di Mike Rutherford, chitarrista dei Genesis che a loro modo hanno rappresentato una “religione”. Pultrone giura che i bonifici venivano girati in Alabama «senza che io trattenessi un euro». Toccava poi agli adepti della Chiesa anglicana di antico rito romano verificare il profilo degli aspiranti insigniti e, se in possesso dei requisiti e se buoni cristiani, la pratica veniva trasmessa in Vaticano unico autorizzato a rilasciare le agognate onorificenze.
È stato fatto rilevare a Pultrone che i rapporti tra Chiesa Anglicana e Vaticano scontano alcune secolari incomprensioni, ma il ministro degli esteri ha tirato oltre a queste quisquilie.
Anzi, ha prodotto mail inoltrate al suo indirizzo dal cardinale Sodano. Che il dominio internet della presunta mail di Sodano sia Vaticanocity@libero.it è pure questo un aspetto su cui Pultrone ha sorvolato. Non sono cose che si chiedono a un ministro degli esteri.
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